Anoressia nervosa: cause, sintomi, rimedi

Anoressia Nervosa

L’anoressia nervosa è un disturbo psichiatrico debilitante con profonde conseguenze biologiche, psicologiche e sociali, presente nell’elenco delle patologie analizzate dal Manuale DSM-V. 

Si tratta, come vedremo più nel dettaglio, di un grave disturbo mentale, caratterizzato da un peso corporeo estremamente basso e da distorsioni cognitive sulla forma e sul peso del corpo

Questa condizione è generalmente associata a una serie di sintomi psicologici, tra cui depressione, ansia, ossessioni e rituali.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è l’anoressia nervosa, quali sono le cause principali, i sintomi, le complicanze ed i possibili rimedi

Cos’è l’anoressia nervosa

L’anoressia nervosa (AN) è un disturbo alimentare, come la bulimia, caratterizzato da un’intensa preoccupazione per il peso corporeo e la forma, che porta a comportamenti finalizzati alla riduzione del peso, come restrizioni alimentari eccessive, eccessivo esercizio fisico e altri comportamenti che possono compromettere la salute. 

Le persone con AN tendono a percepire se stesse come sovrappeso anche quando sono estremamente magre

Questo disturbo può avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale, e richiede un trattamento specializzato multidisciplinare.

Statisticamente l’anoressia colpisce prevalentemente le donne (9 donne per ogni uomo), inizia comunemente durante l’adolescenza o la giovane età adulta – raramente esordisce prima della pubertà o dopo i 40 anni – e presenta un elevato tasso di mortalità (circa il 20% in persone malate per più di vent’anni).

Quando si può parlare di anoressia?

Soffrire di un disturbo dell’alimentazione come l’anoressia nervosa non vuol dire, banalmente, essere molto magri, perché non sempre la magrezza è sintomo di una condizione patologica. 

In effetti, il peso molto basso potrebbe essere legato alla costituzione fisica della persona o, in altri casi, essere una conseguenza della malnutrizione, che a sua volta è riconducibile a tante situazioni differenti, dall’indigenza all’invecchiamento, passando per alcune malattie o terapie farmacologiche. 

Ma allora, quando si può parlare di anoressia? Il DSM-V definisce 3 criteri diagnostici: 

  • basso peso corporeo: la persona mangia molto meno di quanto il suo corpo richieda, portando a un peso molto basso rispetto alla norma per età, sesso e salute;
  • paura intensa di ingrassare: la persona ha una forte paura di prendere peso o adotta comportamenti che impediscono di ingrassare, nonostante sia molto magra;
  • disturbo del pensiero sul peso e sulla forma corporea: la persona ha problemi nel percepire correttamente il proprio peso o forma corporea, e/o dà eccessiva importanza al peso o alla forma corporea per la definizione della propria autostima.

Tecnicamente, si parla di AN in base al valore dell’Indice di Massa Corporea (IMC, in inglese BMI – Body Mass Index), e si classifica in 4 livelli di gravità:

  • lieve: IMC > 17,0; 
  • moderato: IMC compreso tra 16 e 16,99; 
  • grave: IMC compreso tra 15 e 15,99; 
  • estremo: IMC <15. 

L’indice di massa corporea si calcola dividendo il peso, espresso in kg, per il quadrato dell’altezza, espressa in metri, come indice indiretto di adiposità. 

Facciamo un esempio. Se una persona è alta 170 cm e pesa 50 kg, è considerata sottopeso (IMC: 17.30 (Sottopeso)).

Indice Di Massa Corporea

Per calcolare il proprio indice di massa corporea è possibile utilizzare il sistema del Ministero della Salute, disponibile qui.

Sottotipi di anoressia

L’anoressia nervosa viene suddivisa in 4 sottotipi, ognuno caratterizzato da uno specifico comportamento da parte del soggetto che ne è affetto. 

  • Tipo con restrizioni: negli ultimi 3 mesi, la persona non ha avuto episodi ripetuti di abbuffate o comportamenti di eliminazione (come il vomito autoindotto o l’uso improprio di lassativi, diuretici o clisteri). In questo tipo, la perdita di peso avviene principalmente attraverso dieta, digiuno e/o un esercizio fisico eccessivo;
  • tipo con abbuffate/condotte di eliminazione (binge-eating/purging): negli ultimi 3 mesi, la persona ha avuto episodi ripetuti di abbuffate o comportamenti di eliminazione (come il vomito autoindotto o l’uso improprio di lassativi, diuretici o clisteri);
  • in remissione parziale: dopo aver soddisfatto pienamente i criteri per l’anoressia nervosa in precedenza, la persona non ha mantenuto un peso significativamente basso per un periodo di tempo considerevole, ma continua a provare una forte paura di aumentare di peso o a manifestare comportamenti che interferiscono con l’aumento di peso, e ha ancora un’alterata percezione di sé in relazione al peso e alla forma del corpo;
  • in remissione completa: dopo aver soddisfatto pienamente i criteri per l’anoressia nervosa in precedenza, la persona non presenta alcuno dei criteri per un periodo di tempo considerevole.

L’individuazione del sottotipo è un importante step per la diagnosi e il trattamento di questo disturbo dell’alimentazione.

Quali sono le cause?

Le cause dell’anoressia nervosa sono complesse e multifattoriali e possono variare da persona a persona. Alcuni dei fattori che possono contribuire allo sviluppo del disturbo includono:

  • fattori biologici: ci sono evidenze che suggeriscono una predisposizione genetica all’anoressia nervosa. Alcuni studi indicano che ci potrebbero essere alterazioni neurobiologiche nel cervello delle persone con AN, che potrebbero influenzare il controllo dell’appetito, la fame e la sazietà;
  • fattori psicologici: alcuni individui con anoressia possono avere determinati tratti di personalità, come perfezionismo, bassa autostima, insoddisfazione corporea e difficoltà nel gestire le emozioni e lo stress. Problemi di salute mentale come ansia e depressione possono essere correlati a questo disturbo dell’alimentazione;
  • fattori socio-culturali: pressioni culturali e sociali che idealizzano un corpo magro e promuovono la sottolineatura dell’aspetto fisico possono contribuire allo sviluppo della AN. Ad esempio, i media che mostrano immagini di corpi irrealistici e standard di bellezza inaccessibili possono influenzare negativamente l’autostima e la percezione del corpo;
  • eventi stressanti o traumatici: l’anoressia può essere scatenata da eventi stressanti o traumatici nella vita di una persona, come traumi emotivi, abusi, perdite significative o cambiamenti importanti;
  • fattori familiari: alcuni modelli familiari, come comunicazione disfunzionale, conflitti familiari, eccessivo controllo o critica da parte dei genitori, possono contribuire allo sviluppo della AN.

È importante sottolineare che l’anoressia nervosa di solito si sviluppa a causa di una combinazione di questi fattori anziché da un singolo elemento isolato. La comprensione di tali cause può aiutare a informare l’approccio nel trattamento e nella gestione della condizione.

Anoressia nervosa e genetica

I fattori di rischio coinvolti sono probabilmente numerosi, ma l’esistenza di una vulnerabilità genetica è proposta da decenni. Come si legge nel DSM-V, esiste un aumento del rischio di anoressia nervosa e bulimia nervosa tra parenti biologici di primo grado di individui affetti dal disturbo.

L’ereditarietà in senso lato viene calcolata sulla base di studi di aggregazione, campioni di gemelli trattati e studi sui gemelli della popolazione generale. 

Molte difficoltà rendono problematica questa stima dell’ereditarietà, ma la convergenza dei risultati (dagli studi sulla famiglia e da due tipi di studi sui gemelli) fornisce la prova più convincente a favore di un ruolo importante della genetica nella vulnerabilità all’anoressia nervosa

Secondo quanto riportato dallo studio “The human genetics of anorexia nervosa”, si parla di una percentuale di ereditarietà intorno al 70%

Per quanto riguarda l’analisi dei geni candidati, quello studiato più frequentemente è il gene 5-HT2A, con risultati positivi e negativi.

Sintomi, segnali e comportamenti

I sintomi dell’anoressia nervosa possono essere suddivisi in diverse categorie. 

Sintomi comportamentali:

  • restrizione estrema dell’assunzione alimentare, come saltare i pasti o evitare intere categorie di cibi;
  • eccessivo esercizio fisico, anche in condizioni di stanchezza o ferite;
  • utilizzo di diuretici, lassativi o digiuno per perdere peso;
  • nascondere il cibo o mentire riguardo al consumo alimentare.

Sintomi fisici:

  • perdita di peso significativa che porta a sottopeso, con conseguente mancanza di energia, affaticamento e debolezza;
  • problemi digestivi, come costipazione, gonfiore addominale o gastrite;
  • problemi cardiaci, compresi l’abbassamento della frequenza cardiaca e la diminuzione della pressione sanguigna;
  • perdita di capelli, secchezza della pelle e unghie fragili;
  • mestruazioni irregolari o assenza di mestruazioni (amenorrea) nelle donne.

Sintomi psicologici ed emotivi:

  • paura intensa di aumentare di peso o diventare grassi, nonostante il peso già ridotto;
  • distorsione dell’immagine corporea, vedendo se stessi come sovrappeso anche quando si è sottopeso;
  • bassa autostima e senso di autoefficacia basato sul controllo del peso e dell’alimentazione;
  • ansia, depressione o irritabilità;
  • ossessione per il cibo, la dieta e il peso.

Sociali e relazionali:

È importante sottolineare che l’anoressia nervosa è una condizione complessa e i sintomi possono variare da persona a persona. Inoltre, la gravità dei sintomi può anche cambiare nel tempo. 

La diagnosi e il trattamento precoce sono fondamentali per una gestione efficace della condizione.

Quali sono i rischi dell’anoressia?

Abbiamo accennato al fatto che l’anoressia nervosa è una condizione patologica molto seria, potenzialmente fatale, che può provocare complicanze anche molto gravi se non trattata in modo efficace, tra cui le seguenti:

  • complicazioni fisiche: la AN può portare a una serie di problemi fisici gravi, tra cui carenze nutrizionali, debolezza muscolare, osteoporosi, disturbi cardiaci (come aritmie cardiache, bradicardia, o scompensi elettrolitici), problemi gastrointestinali (come costipazione, gonfiore addominale o gastrite), compromissione del sistema immunitario e problemi di fertilità;
  • danni agli organi vitali: la malnutrizione prolungata può causare danni irreversibili agli organi vitali come il cuore, il cervello, i reni e il fegato;
  • complicazioni psicologiche ed emotive: questo disturbo può portare a gravi problemi psicologici ed emotivi, come depressione, ansia, isolamento sociale, ridotta qualità della vita e pensieri suicidi;
  • problemi di crescita e sviluppo: nei bambini e negli adolescenti, può interferire con la crescita e lo sviluppo fisico e sessuale normale;
  • pericolo di morte: in casi gravi e non trattati, l’anoressia nervosa può portare alla morte a causa di complicazioni fisiche come scompensi cardiaci, insufficienza multiorgano o suicidio;
  • difficoltà nel recupero: la AN può diventare cronica e difficile da trattare se non diagnosticata e gestita precocemente. Il recupero completo può richiedere anni di trattamento specializzato e supporto continuo.

Per fortuna, è possibile ridurre questi rischi attraverso una diagnosi accurata e un trattamento personalizzato. 

Cosa fare per combattere l’anoressia?

La diagnosi di anoressia nervosa richiede un approccio multidisciplinare per il trattamento e il supporto del paziente. Ecco alcuni passi importanti da seguire:

  • consulenza medica: consultare un medico o un professionista della salute mentale specializzato nel trattamento dei disturbi alimentari, che può confermare la diagnosi, valutare la gravità del disturbo e stabilire un piano di trattamento appropriato;
  • trattamento nutrizionale: collaborare con un dietista o un nutrizionista specializzato nei disturbi alimentari per sviluppare un piano alimentare sano ed equilibrato che aiuti a ripristinare il peso corporeo normale e a garantire il corretto apporto di nutrienti essenziali;
  • terapia psicologica: la terapia cognitivo-comportamentale è spesso raccomandata come trattamento di prima linea per l’anoressia nervosa, in quanto aiuta a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati all’alimentazione, al peso e all’immagine corporea;
  • supporto psichiatrico: in alcuni casi, può essere necessaria la gestione dei sintomi psichiatrici associati, come depressione, ansia o disturbi dell’umore. Uno psichiatra può valutare la necessità di farmaci e prescrivere farmaci appropriati se necessario;
  • monitoraggio medico: è fondamentale un monitoraggio regolare della salute fisica del paziente, compresi esami del sangue, controlli cardiaci e valutazioni della densità ossea, per identificare e gestire le complicazioni fisiche associate all’anoressia nervosa;
  • supporto familiare e sociale: coinvolgere la famiglia e gli amici del paziente può essere un fattore chiave nel processo di guarigione. Il sostegno emotivo e pratico può aiutare il paziente a superare le sfide e ad affrontare i cambiamenti necessari per il recupero;
  • programmi di supporto: partecipare a gruppi di supporto per persone con disturbi alimentari può fornire una rete di sostegno, comprensione e condivisione delle esperienze con altri individui che affrontano problemi simili.

Il trattamento dell’anoressia nervosa può essere impegnativo e richiedere tempo, ma con il supporto appropriato e un impegno verso il recupero, molte persone possono ottenere miglioramenti significativi nella loro salute fisica e mentale.

Gravità e necessità di ricovero

Secondo quanto riportato nel documento “Interventi per l’accoglienza, il triage, la valutazione ed il trattamento del paziente con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” redatto dal Ministero della Salute, esistono dei parametri clinici utilizzati per stabilire la gravità della condizione del paziente affetto da anoressia nervosa e per procedere ad un ricovero ospedaliero

Vediamo quali sono questi parametri: 

  • peso corporeo: il rischio è considerato alto se l’IMC è inferiore a 16,0, altissimo se inferiore a 14,0. In caso di IMC < a 13,00 va valutato un intervento medico d’emergenza;
  • rapido calo ponderale, ad esempio 1 kg a settimana per almeno sei settimane o più del 10% del peso abituale in 2/3 mesi, o costante calo ponderale nonostante un adeguato trattamento per 12 settimane;
  • peso corporeo minore del 75% del peso ideale;
  • ripetuti episodi sincopali;
  • tendenze suicidarie;
  • prolungata mancanza dell’accrescimento atteso o dello sviluppo corporeo (pazienti pediatrici o adolescenti);
  • la frequenza elevata di comportamenti di eliminazione come vomito, uso improprio di lassativi, diuretici e clisteri aumenta significativamente il rischio di alterazioni dell’equilibrio idroelettrolitico (insufficienza renale, ipokaliemia);
  • pressione arteriosa: rischio alto in caso di pressione inferiore a 90/60 mmHg, altissimo con pressione inferiore a 80/50 mmHg, PA diastolica < 50 mmHg;
  • frequenza cardiaca: rischio altissimo se la frequenza è inferiore a 40 bpm o superiore a 110 bpm o in caso di significativa tachicardia posturale;
  • temperatura corporea: rischio alto se inferiore a 35.5° con estremità fredde e cianotiche, altissimo se inferiore a 35°;
  • ECG: il 50% delle morti in pazienti con anoressia nervosa ha una eziologia cardiaca; 
  • glicemia: rischio alto per valori inferiori a 3.5 mmol/L (60 mg/dl),  altissimo per valori inferiori 2.5 mmol/L (50 mg/dl);
  • sodio (Na): rischio alto per valori inferiori a 130 mmol/L, altissimo per valori inferiori 125 mmol/L;
  • potassio (K): rischio alto se inferiore a 3.5 mmol/L, altissimo se inferiore a 3 mmol/L;
  • magnesio (Mg): rischio alto se pari a 0.7-1 mmol/L, altissimo se inferiore a 0.7 mmol/L;
  • fosforo (P): rischio alto con valori di 0.8 mmol/L, altissimo se inferiori a 0,8 mmol/L;
  • urea: rischio alto se superiore a 7 mmol/L, altissimo se maggiore di 10 mmol/L; 
  • enzimi epatici: rischio alto se mediamente elevati, altissimo se marcatamente elevati (AST e/o ALT > 500 U/L);
  • emocromo: rischio alto se i neutrofili sono inferiori a 1500/mmc, altissimo se inferiore a 1000/mmc;
  • albumina: rischio alto se inferiore a 35 g/L, altissimo se inferiore a 30 g/L.

In presenza di grave depressione e rischio suicidario, l’indicazione al ricovero in ambiente psichiatrico viene valutata con una consulenza psichiatrica urgente.

Bibliografia

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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