Gestire l’ansia e gli attacchi di panico è un processo molto più complesso e delicato di quanto si possa pensare, perché non si riduce ad un banale “rilassamento”, come spesso viene percepito.
Infatti, chi sperimenta ansia, e in particolar modo gli attacchi di panico, non ha bisogno di rilassarsi, bere un bicchiere d’acqua o stendersi un momento.
Un conto è andare in panico per un evento specifico, oggettivamente spaventoso, un altro è vivere questi attacchi in modo estemporaneo e violento.
In quei momenti si ha davvero paura di morire, e non basta una pacca sulla spalla per gestirli e superarli.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa sono gli attacchi di panico, quali sono le cause, come si manifestano e come si affrontano.
Cosa sono gli attacchi di panico
Gli attacchi di panico, noti anche come attacchi d’ansia acuta, rappresentano episodi improvvisi e intensi di paura e disagio che si manifestano in modo rapido, e raggiungono il picco entro pochi minuti.
Questi attacchi possono presentarsi in modo spontaneo e repentino – raggiungono il picco dei sintomi in pochi minuti, di solito entro 10-15 minuti – spesso quando paradossalmente ci si rilassa un attimo, o come reazione (ansia reattiva), anche tardiva, ad una situazione di particolare ansia e tensione.
In genere risultano essere spaventosi e debilitanti, influenzando significativamente la qualità della vita di chi ne soffre.
Quindi, facciamo un attimo una precisazione: gli attacchi di panico non sono solo una manifestazione estrema di uno stato d’ansia, ma vanno analizzati in modo più ampio, individuando precisi sintomi, che andremo ad elencare più avanti.
Ciò che spaventa degli attacchi di panico, e che li rende così difficile da gestire da parte del paziente, è l’assenza totale di controllo proprio sui sintomi.
Ecco perché, all’inizio dell’articolo, abbiamo sottolineato il fatto che non è sufficiente rilassarsi per superarli, perché non abbiamo nessun reale controllo sui sintomi, e molto spesso non siamo nemmeno in grado di anticiparli o prevenirli, perché si presentano in modo improvviso.
Perché vengono gli attacchi di panico
Le cause degli attacchi di panico possono essere complesse e multifattoriali, coinvolgendo una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali.
Vediamo alcune delle possibili cause di un attacco di panico:
- predisposizione genetica: esiste una componente genetica nell’insorgenza degli attacchi di panico. Se ci sono precedenti in famiglia, il rischio può essere maggiore;
- squilibri neurochimici: alterazioni nella regolazione di sostanze chimiche cerebrali, come il sistema serotoninergico e quello noradrenergico, possono contribuire agli attacchi di panico;
- disturbi neurologici: alcune condizioni neurologiche, come l’epilessia o altri disturbi del sistema nervoso, possono essere associate agli attacchi di panico;
- disturbi d’ansia: persone con disturbi d’ansia, come il disturbo d’ansia generalizzata o il disturbo ossessivo-compulsivo, possono essere più inclini a sviluppare attacchi di panico;
- eventi traumatici: esperienze traumatiche o stressanti, come abusi, incidenti o situazioni di vita difficili, possono scatenare un attacco di panico;
- cambiamenti ormonali: fluttuazioni ormonali, come quelle legate alla pubertà, alla gravidanza o alla menopausa, possono influire sulla suscettibilità agli attacchi di panico;
- sensibilità all’ansia: alcune persone sono naturalmente più sensibili allo stress e all’ansia, rendendole più suscettibili a questi episodi;
- uso di sostanze: l’abuso di sostanze come caffeina, stimolanti, alcol o droghe può scatenare o contribuire alle crisi di panico;
- condizioni mediche: alcune condizioni mediche, come problemi cardiaci o problemi respiratori, possono manifestare sintomi che vengono interpretati come attacchi di panico. A tal proposito, invitiamo a leggere l’articolo Come distinguere l’ansia dai problemi cardiaci;
- cognizioni distorte: pensieri distorti o catastrofici riguardo a situazioni particolari possono contribuire a simili episodi. La terapia cognitivo-comportamentale spesso si concentra su quest’aspetto.
È importante ricordare che le cause degli attacchi di panico possono variare da persona a persona, e spesso più di un fattore contribuisce allo sviluppo di questi episodi.
Quali sono i sintomi di un attacco di panico
Cosa si prova durante un attacco di panico? Purtroppo, le sensazioni possono variare a seconda dell’intensità e di persona in persona.
In linea generale, possiamo dire che si tratta di un’esperienza davvero sgradevole, condita quasi sempre da una sensazione di morte imminente.
I sintomi degli attacchi di panico indicati nel DSM-V sono i seguenti:
- palpitazioni;
- battito cardiaco accelerato;
- sudorazione;
- tremore o agitazione;
- sensazioni di mancanza di respiro o soffocamento;
- dolore o fastidio al petto;
- nausea o sofferenza addominale;
- sensazione di vertigini, instabilità, stordimento o svenimento;
- brividi o sensazione di calore;
- parestesie, ovvero sensazioni di intorpidimento o formicolio;
- derealizzazione (sentimenti di irrealtà) o spersonalizzazione (distacco da se stessi).
- Paura di perdere il controllo o di “impazzire”.
- paura di morire.
La sintomatologia si sviluppa su quattro categorie:
- manifestazioni soggettive, ovvero cosa avverte il paziente;
- manifestazioni somatiche, come caldo, freddo, nausea, ecc..;
- manifestazioni psicosensoriali, ovvero una alterazione della percezione;
- manifestazioni comportamentali, come l’interruzione delle attività che si stanno svolgendo.
Come si può leggere, quindi, non si tratta solo di una persona che in un preciso momento è più ansioso del solito, ma di una cascata di sintomi violentissimi, che hanno anche la pessima abitudine di presentarsi all’improvviso e tutti (o quasi tutti) insieme.
Ecco perché dire a qualcuno che sta affrontando un attacco di panico di rilassarsi e bere un bicchiere d’acqua è assolutamente inutile.
Come affrontare gli attacchi di panico
Come abbiamo accennato, durante un attacco di panico non abbiamo il controllo di quello che la nostra mente e il nostro corpo provano, e non siamo in grado (salvo rare occasioni) di prevedere con largo anticipo il prossimo episodio.
Questo non deve farci pensare che non ci sia niente da fare, che si debba accettare con rassegnazione di subire questi attacchi in modo passivo.
Infatti, ci sono tre livelli sui quali si può lavorare:
- Il primo consiste nel prestare molta attenzione ai sintomi prima elencati, e nel riconoscerli in tempo utile;
- Il secondo, invece, prevede una strategia di evitamento di determinare situazioni;
- infine, è necessario fare un lavoro sulle cause scatenanti, quindi sul disturbo d’ansia.
1. Riconoscere i sintomi
Come spiegato, un attacco di panico è definibile tale quando si presentano almeno quattro sintomi individuati dal DSM-V.
Quindi, se un soggetto ansioso avverte ad esempio una accelerazione del battito cardiaco, una eccessiva sudorazione, o magari si sente mancare il respiro, può subito innescare un processo di rilassamento e di prevenzione.
Non è detto che funzioni, perché gli attacchi sono subdoli e spesso si presentano quando si è rilassati, addirittura durante la notte, ma in molte situazioni rappresenta un’ottima strategia.
Con il supporto di uno psicoteraputa è possibile, ad esempio, imparare a distinguere l’ansia anticipatoria dagli episodi critici.
2. Strategia di evitamento
Un altro elemento sul quale è possibile lavorare consiste nell’evitare determinate situazioni che potrebbero scatenare gli attacchi di panico.
Rientrano in queste situazioni:
- luoghi pubblici affollati;
- mezzi di trasporto;
- luoghi isolati;
- luoghi chiusi;
- rimanere in fila;
- attraversare ponti
- entrare in ospedale;
- andare dal dentista;
- fare immersioni subacquee;
- indossare vestiti stretti;
- assumere farmaci.
3. Curare l’ansia
Gli attacchi di panico sono un prodotto del disturbo d’ansia, questo vuol dire che per ridurre la frequenza o annullarla completamente è necessario affrontare il problema di fondo.
Abbiamo già spiegato come curare l’ansia in modo efficace, in alcuni casi più lievi evitando i classici ansiolitici optando per prodotti naturali, ma ci teniamo sempre a sottolineare l’importanza di essere seguiti da un medico specializzato, capace di individuare con esattezza il nostro problema e indicare un percorso terapeutico da seguire.
Aggiungiamo, inoltre, che soffrire d’ansia non deve necessariamente sfociare in attacchi di panico, non si tratta di una condizione necessaria e sufficiente.
Si può vivere una vita soffrendo d’ansia senza mai sperimentare un episodio così violento.
Può capitare, però, di trovarsi ad affrontare situazioni che simulano una crisi di panico, e riuscire a distinguerle è importantissimo. Per questo, la terapia della parola, il supporto psicologico, sono così importanti.
Cosa fare durante una crisi di panico
Gli attacchi di panico possono essere spaventosi, ma ci sono diverse strategie che possono aiutare a gestire i sintomi durante un episodio.
Ecco alcune indicazioni su cosa fare durante un attacco di panico:
- riconoscere l’attacco di panico: accettare e riconoscere che si sta vivendo un attacco di panico può essere il primo passo per affrontare la situazione;
- praticare la respirazione profonda: concentrarsi sulla respirazione può aiutare a calmare il sistema nervoso. Si consiglia, quindi, di respirare lentamente e profondamente in modo da riportare il corpo a uno stato di rilassamento;
- usare affermazioni positive: ripetere affermazioni positive può aiutare a contrastare i pensieri negativi associati all’attacco di panico. Ad esempio, dire a se stessi che si tratta solo di un attacco di panico e che tutto andrà bene;
- focalizzarsi su un oggetto o un suono: concentrarsi su un oggetto o un suono può aiutare a distogliere l’attenzione dai sintomi ansiosi;
- praticare la mindfulness: la mindfulness implica concentrarsi consapevolmente sul momento presente. Praticarla può aiutare a ridurre l’ansia associata all’anticipazione di eventi futuri;
- chiamare un amico o un familiare: parlare con qualcuno di fidato può offrire sostegno emotivo durante un attacco di panico. Condividere i propri sentimenti può aiutare a ridurre l’isolamento;
- evitare sostanze stimolanti: durante un attacco di panico, è importante evitare caffeina, stimolanti o altre sostanze che potrebbero aumentare l’ansia;
- muoversi lentamente: se ci si sente in grado, camminare o eseguire movimenti leggeri può contribuire a dissipare l’energia accumulata;
- usare tecniche di distrazione: distogliere l’attenzione può essere utile. Ad esempio, si può provare a contare lentamente all’indietro, a elencare mentalmente oggetti di un certo colore o a concentrarsi su un’attività semplice;
- ricordare che passerà: gli attacchi di panico, per quanto intensi, sono temporanei, per questo è importantissimo ricordare a se stessi che la sensazione di panico raggiungerà il suo picco e gradualmente si attenuerà.
Se gli attacchi di panico sono frequenti o gravemente invalidanti, è importante cercare aiuto da un professionista della salute mentale. La terapia psicologica, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), può essere particolarmente efficace nel gestire gli attacchi di panico a lungo termine.
L’importanza di una rete di supporto
Quando si parla di disturbi mentali, come l’ansia e gli attacchi di panico, si sottolinea, giustamente, il ruolo fondamentale dei medici e degli specialisti, ma non dobbiamo dimenticare un altro gruppo di persone che svolge una funzione essenziale: gli affetti cari.
Chi sperimenta un attacco di panico ha bisogno del supporto di familiari, amici, partner, non solo durante l’episodio ma anche prima e dopo.
È naturale, per il paziente, cercare conforto e sostegno nelle persone a lui care, che devono fare di tutto per non farlo sentire sbagliato.
Anche se dura pochi minuti, questo evento è estremamente provante, e non è affatto un segno di fragilità e debolezza, tanto meno una esagerazione.
Per questo è fondamentale che i familiari siano ben consapevoli di cosa sia un attacco di panico, onde evitare quegli atteggiamenti superficiali così tanto diffusi nella società.
Per approfondire, consigliamo questo utile manuale “Il Disturbo di Panico. Guida pratica per pazienti, familiari e operatori”, a cura di Mario Di Fiorino e Guido Jacopo Massei, consultabile liberamente qui.
Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.