I disturbi neurocognitivi sono caratterizzati dal declino del funzionamento cognitivo in un paziente, ma si presentano in moltissime patologie differenti, di cui le più famose come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson o la malattia a corpi di Lewy rappresentano solo una piccola porzione del totale.
Questa grande varietà di condizioni patologiche, che differiscono tra loro per tipologia e intensità di declino cognitivo, hanno generato una altrettanto ampia diversità di approcci e classificazioni, con conseguente caos nella comunità medica e scientifica.
Soltanto con la pubblicazione del DSM-V si è compiuto un passo in avanti in tal senso, giungendo ad un sistema di classificazione più chiaro, fornendo così un quadro comune per la diagnosi dei disturbi neurocognitivi.
Sia chiaro, non si è ancora arrivati all’obiettivo sperato, ovvero la nascita di una classificazione internazionale comune per questi disturbi, capace di promuovere una comunicazione efficiente tra clinici e ricercatori, ma è senza dubbio un importante passo avanti in tal senso.
Vediamo insieme come sono classificati i disturbi neurocognitivi (NCD) secondo quanto previsto dal nuovo disciplinare.
Le novità introdotte dal DSM-V
In passato, e più precisamente nel DSM-IV (ovvero l’edizione precedente del disciplinare), i disturbi neurocognitivi venivano classificati in:
- Demenza;
- Disturbi amnesici;
- altri disturbi cognitivi.
Nel DSM-V, invece, i disturbi neurocognitivi iniziano con il delirio, seguito dalle sindromi di NCD maggiori e lievi, e dai loro sottotipi eziologici.
Come si legge nel manuale, rientrano nella categoria dei disturbi neurocognitivi solo quei disturbi – acquisiti e non dello sviluppo – in cui il deficit clinico primario è da individuare nella funzione cognitiva.
6 domini chiave della funzione cognitiva
Il DSM‑5 definisce 6 domini chiave della funzione cognitiva e ognuno di questi ha dei sottodomini. L’identificazione dei domini e dei sottodomini interessati in un particolare paziente può aiutare a stabilire l’eziologia e la gravità del disturbo neurocognitivo.
Quali sono questi 6 domini?
- Funzione percettivo-motoria:
- percezione visiva;
- ragionamento visuo costruttivo;
- coordinazione percettivo-motoria;
- Linguaggio:
- denominazione degli oggetti;
- ricerca delle parole;
- scorrevolezza;
- grammatica e sintassi;
- linguaggio ricettivo
- Funzione esecutiva:
- pianificazione;
- processo decisionale;
- memoria di lavoro;
- rispondere al feedback;
- inibizione;
- flessibilità.
- Apprendimento e memoria:
- richiamo libero:
- recupero della memoria con l’aiuto di segnali;
- memoria di riconoscimento;
- memoria semantica e autobiografica a lungo termine;
- apprendimento implicito.
- Attenzione complessa:
- attenzione sostenuta;
- attenzione divisa;
- attenzione selettiva;
- velocità di elaborazione.
- Cognizione sociale:
- riconoscimento delle emozioni:
- teoria della mente:
- intuizione.
Sebbene i deficit cognitivi siano presenti in molti, se non in tutti, disturbi mentali (ad es. schizofrenia, disturbi bipolari), solo i disturbi le cui caratteristiche principali sono cognitive sono inclusi nella categoria NCD.
1. Delirio
Il primo livello di classificazione dei disturbi neurocognitivi è occupato dal Delirio. Questa condizione è caratterizzata da un disturbo che rende difficile per l’individuo dirigere, sostenere e spostare la propria attenzione, è quindi probabile che abbia un orientamento ridotto al proprio ambiente e, talvolta, a se stesso.
Spesso ci si riferisce a questo disturbo con l’espressione “stato confusionale” o “ridotto livello di coscienza”, anche se sarebbe più corretto parlare di disturbo della consapevolezza.
Questo tipo di disturbo tende a svilupparsi nell’arco di ore o giorni e in genere fluttua nel corso della giornata, peggiorando spesso la sera.
Il delirio può essere causato da una condizione medica sottostante, intossicazione o astinenza da sostanze, esposizione a tossine o una combinazione di questi fattori.
I pazienti possono essere iperattivi, ipoattivi o avere un livello misto di attività. I criteri diagnostici sono indicati nel DSM-V (pag. 596).
2. Disturbi neurocognitivi maggiori e lievi
I disturbi neurocognitivi maggiori e lievi presentano criteri diagnostici leggermente differenti. Vediamoli insieme.
NCD maggiori:
- Evidenza di un significativo declino cognitivo da un precedente livello di prestazioni in uno o più domini cognitivi sulla base di:
- preoccupazione dell’individuo, di un informatore informato o del clinico che si è verificato un significativo declino della funzione cognitiva e una compromissione sostanziale delle prestazioni cognitive, preferibilmente documentata da test neuropsicologici standardizzati o, in loro assenza, da un’altra valutazione clinica quantificata;
- i deficit cognitivi interferiscono con l’indipendenza nelle attività quotidiane;
- i deficit cognitivi non si manifestano esclusivamente nell’ambito di un delirio;
- i deficit cognitivi non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale (ad esempio, disturbo depressivo maggiore, schizofrenia).
Rispetto a quelli appena elencati, i criteri diagnostici dei disturbi neurocognitivi lievi si differenziano solo per questo punto:
- I deficit cognitivi non interferiscono con la capacità di indipendenza nelle attività quotidiane.
Rientrano nella classificazione dei disturbi neurocognitivi maggiori e lievi quelli provocati dalle seguenti patologie:
- morbo di Alzheimer;
- disturbo neurocognitivo vascolare;
- malattia a corpi di Lewy;
- morbo di Parkinson;
- demenza frontotemporale;
- demenza dovuta a Trauma Cranico;
- demenza associata all’HIV;
- disturbo neurocognitivo indotto da sostanze/farmaci;
- malattia di Huntington;
- malattie da prioni;
- altra condizione medica;
- demenza Dovuta ad Eziologie Molteplici;
- disturbo neurocognitivo non specificato.
Come si può notare, quindi, si tratta di un ventaglio molto ampio di possibili forme di disturbo neurocognitivo.
3. Sottotipi eziologici
I disturbi neurocognitivi lievi e maggiori sono a loro volta classificati in base all’eziologia, ovvero alle cause che li scatenano.
Prima si verificano i sintomi al fine di giungere ad una diagnosi clinica, poi si vanno a indagare le cause.
Ad esempio, disturbi come l’Alzheimer o il Parkinson hanno spesso cause legate a malattie cerebrovascolari, ed in molti casi coesistono più concause e diversi fattori di rischio.
Sarà cura del neurologo individuare le cause sottostanti al disturbo neurologico di cui è affetto il paziente.
Attenzione!
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