Come contrastare la stitichezza negli anziani

Contrastare Stitichezza Negli Anziani

Nonostante non rappresenti una conseguenza fisiologica dell’invecchiamento, la stitichezza negli anziani è molto frequente, spesso associabile a cause di natura metabolica e alimentari. 

Anche se molto diffusa, però, moltissime persone che soffrono di stipsi in età avanzata non si rivolgono al proprio medico, come segnalato anche dalla dottoressa Maria Cristina Neri, Responsabile Ambulatorio di Gastroenterologia, Istituto Geriatrico “Pio Albergo Trivulzio” di Milano, in un articolo dal titolo “La stipsi nell’anziano” pubblicato sulla Rivista Società Italiana di Medicina Generale, e questo si traduce in una tendenza all’auto medicamento che, nella migliore delle ipotesi, è innocuo e infruttuoso, ma spesso provoca effetti collaterali anche gravi.   

La prevalenza della stitichezza negli anziani aumenta a partire dai 70 anni, con il conseguente uso frequente di lassativi, ma come abbiamo già accennato questa condizione non è “normale” ad una certa età, perché è anche frutto di abitudini alimentari scorrette e di uno stile di vita poco sano

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è la stipsi, quali sono le cause principali e come contrastare la stitichezza negli anziani

Cos’è la stipsi?

La stipsi o costipazione è un termine usato per descrivere quando si hanno tre o meno movimenti intestinali in una settimana, quando le feci sono dure o quando non si è in grado di svuotare completamente l’intestino, anche andando frequentemente di corpo. 

Il problema con la stipsi è che spesso ci si dichiara affetti da stitichezza senza una reale ragione, o almeno senza che si soddisfino i criteri diagnostici per giungere a questa condizione. 

Non tutti vanno di corpo allo stesso modo, sia nel corso degli anni – un neonato evacua molto più spesso di un ventenne, che a sua volta probabilmente defeca più di un settantenne – che nel confronto tra coetanei. 

Rientra nella norma, infatti, avere da 1 a 3 evacuazioni al giorno, oppure 2 o 3 evacuazioni a settimana, mentre molti pensano di essere stitici perché, magari, non lo fanno tutti i giorni

Ma allora, quando si può parlare di stipsi? Beh, è necessario rivolgersi ad un medico, prestare attenzione ai sintomi e monitorare la situazione per un periodo di tempo più o meno lungo. 

Per dare un’idea, si parla di stitichezza cronica in presenza di sintomi per almeno tre mesi nei 12 precedenti.

Stipsi acuta e cronica

La stitichezza, o più correttamente stipsi, si divide in due tipologie, acuta e cronica

  • stipsi acuta: compare all’improvviso in maniera riconoscibile e si risolve spesso in poco tempo;
  • stipsi cronica: può insorgere gradualmente e persistere per mesi o anni. 

Questa seconda tipologia è quella che colpisce più di frequente le persone anziane, proprio per questa sua natura duratura e persistente nel tempo. 

Stipsi primaria e secondaria

Un’altra classificazione della stipsi è quella che prevede la divisione in primaria e secondaria

  • stipsi primaria: altrimenti nota come idiopatica o funzionale, può presentarsi in tre sottotipi:
    • stipsi con transito normale, la più frequente, in cui il transito e l’evacuazione avvengono in modo del tutto corretto, eppure i soggetti sostengono di soffrire di stitichezza;
    • stipsi con transito rallentato, dovuta ad un passaggio più lento delle feci lungo il colon, spesso a causa di una alimentazione povera di fibre o di alcune patologie, come il morbo di Parkinson ad esempio;
    • stipsi con disturbi di defecazione, che consiste in una ridotta capacità dell’intestino di generare una forza sufficiente a spingere le feci dal retto, oppure la difficoltà di rilassamento delle fibre muscolari attorno al retto e allo sfintere anale esterno durante la defecazione. Può essere provocata anche dalla tendenza, negli anziani, di ritardare e rimandare il momento della evacuazione.
  • stipsi secondaria: condizione le cui cause sono identificabili, in particolare lo stile di vita, malattie gastrointestinali, l’assunzione di determinati farmaci, malattie metaboliche o endocrine, malattie neurologiche, condizioni psicologiche, procedure chirurgiche.

Nell’articolo summenzionato è presente una utilissima elaborazione grafica relativa alle cause della stipsi secondaria, che riportiamo di seguito.

Cause Stitichezza Negli Anziani

Quali sono le cause della stitichezza negli anziani?

Abbiamo detto che la prevalenza della stipsi negli anziani non è dettata da un fattore fisiologico, non è normale che sia così, eppure capita molto di frequente

Le cause possono essere molteplici, a iniziare dai cambiamenti che il corpo di una persona subisce nel corso del tempo, e in particolare con l’avanzare dell’età. L’organismo è meno efficiente, i processi sono più lenti, l’alimentazione cambia e lo stile di vita tende ad essere sempre più sedentario con l’invecchiamento. 

Dopo i 60 anni, infatti, la stitichezza negli anziani aumenta, in particolare nelle persone che vivono in residenze sanitarie assistenziali. 

Volendo fare un elenco, potremmo dire che le principali cause di questa condizione nelle persone over 60 sono le seguenti:

  • mobilità ridotta;
  • molteplici malattie croniche;
  • disidratazione;
  • alimentazione inadeguata;
  • ispessimento del colon;
  • stenosi dell’ano;
  • rettocele;
  • emorroidi;
  • perdita di forza addominale;
  • disturbi della motilità;
  • ostruzioni e perforazioni intestinali. 

Come si può leggere, quindi, in alcuni casi la stitichezza negli anziani è di natura comportamentale, in altri invece è un effetto collaterale di una condizione patologica da indagare e trattare in modo adeguato. 

Sintomi della stitichezza

Come spiegato, non andare tutti i giorni in bagno, la presenza di feci dure o la difficoltà nell’evacuazione ogni tanto non è una condizione necessaria e sufficiente per giungere ad una diagnosi di stipsi cronica, in particolare negli anziani che tendono a defecare comunque meno spesso rispetto ai più giovani. 

Detto questo, esistono alcuni sintomi ai quali prestare attenzione e da segnalare subito al proprio medico curante: 

  • addome disteso, gonfio;
  • vomito;
  • sangue nelle feci;
  • perdita di peso;
  • stipsi severa di nuova insorgenza negli anziani

Sarà il medico a valutare l’entità dei sintomi e stabilire se prescrivere esami e indagini per approfondire il problema, farmaci e/o integratori. 

Fattori di rischio

Esistono alcuni fattori che possono aumentare il rischio di sviluppo di stipsi cronica nei soggetti anziani (e non solo), come:

  • dieta a basso contenuto di fibre;
  • eccessiva sedentarietà o immobilità;
  • disidratazione;
  • consumo ridotto e non sufficiente di cibo e acqua;
  • assunzione di quantità più elevate di farmaci;
  • mancanza di avere tempo e privacy per i movimenti intestinali.

Questa condizione è più frequente nelle donne, oltre che negli anziani. 

Le complicanze della stitichezza negli anziani

La stitichezza, quando diventa cronica e persiste quindi per molti mesi, può provocare complicanze anche molto gravi

Le principali sono: 

  • emorroidi;
  • prolasso rettale;
  • fissurazione anale;
  • malattia diverticolare;
  • fecaloma

Quest’ultima condizione, in particolare, consiste in una occlusione provocata dall’accumulo di feci molto dure e difficili da espellere, tali da creare una sorta di tappo. 

I fecalomi si localizzano per il 98% nel retto e per l’1-2% nel colon trasverso e nel sigma, e per la loro eliminazione si ricorre a clisteri a base di glicerina o fosfati, associati ad una cauta rimozione manuale per evitare lesioni alla mucosa. 

Come prevenire e curare la stitichezza negli anziani?

Abbiamo visto che alcune delle cause principali di stipsi negli anziani è da riscontrare nei comportamenti alimentari e nello stile di vita, questo vuol dire che non solo è trattabile, ma addirittura può essere prevenuta

Come? 

  • esercizio fisico, ovviamente commisurato alle condizioni di salute della persona anziana. Potrebbe essere sufficiente una passeggiata dopo i pasti;
  • aumento del consumo di cibi ricchi di fibre, in particolare cereali, legumi, frutta e verdura;
  • aumento del consumo di liquidi, come acqua e tisane;
  • programmare gli sforzi per andare in bagno dopo i pasti, preferibilmente dopo 30 minuti;
  • non ritardare l’evacuazione, rimandandola ad un secondo momento;
  • pianificare tempi regolari per tentare un movimento intestinale;
  • utilizzare uno sgabello sotto i piedi durante un movimento intestinale;
  • creando un contesto in cui c’è il tempo e la privacy necessaria per evacuare in tranquillità. 

Per quanto riguarda, invece, i trattamenti farmacologici, in genere i medici tendono a prescrivere lassativi, clisteri, integratori alle erbe o sali minerali.

Bibliografia

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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