Hai notato in una persona a te cara dei comportamenti insoliti e un po’ inappropriati, caratterizzati da costante disattenzione, iperattività e impulsività? Potrebbe trattarsi di deficit di attenzione. Oppure, semplicemente, di una situazione passeggera destinata a risolversi da sola nel tempo.
È importante riuscire a distinguere i sintomi di quella che è definita come sindrome da deficit di attenzione e iperattività, per poi arrivare a un’analisi e diagnosi ed evitare potenziali conseguenze dannose per la persona che ne soffre.
Cos’è il disturbo da deficit di attenzione?
Con ADHD, ovvero Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, si intende un disturbo cerebrale i cui comportamenti interferiscono con le funzionalità e, se la persona che ne soffre è un bambino, anche con il suo sviluppo.
Inizialmente denominato come ADD, Attention Deficit Disorder, il disturbo da deficit dell’attenzione è stato poi rinominato come ADHD. La caratteristica distintiva, l’iperattività, è infatti spesso riscontrabile nei bambini con disordini di attenzione e impulsività.
A differenza di quanto si credeva inizialmente, l’ADHD non fa riferimento a un disturbo del comportamento ma, appunto, presenta delle basi neurologiche.
La sindrome del deficit di attenzione/iperattività è caratterizzata da tre elementi che, in base alla prevalenza di ognuno sugli altri, determinano tre tipi del disturbo:
- Variante con disattenzione predominante
- Vairante con iperattività/impulsività predominante
- Combinato
Le difficoltà che questo disturbo comporta sono generalmente legate, oltre all’attenzione e alla concentrazione, anche alla memoria, alla percezione, al linguaggio e alle relazioni sociali.
I maschi ne sono soggetti in media due volte in più rispetto alle femmine.
Le cause del disturbo da deficit di attenzione
È stato comprovato scientificamente che non esiste un’unica causa da cui il deficit di attenzione si scatena. Piuttosto, si tratta di una combinazione di diversi fattori (ambientali, comportamentali, fisici, motori) e, soprattutto, da una predisposizione genetica. Il 75% delle volte è legato a un fattore ereditario. Ciò significa che se soffri di ADHD trasmetterai sicuramente lo stesso disturbo ai tuoi figli? No, però le possibilità che il figlio di una persona che non ne soffre sia colpito dal disturbo è 5 volte inferiore rispetto al figlio di chi non ne è soggetto.
Esistono poi altri elementi che non possiamo considerare vere e proprie cause, ma che rappresentano dei fattori di rischio in grado di aggravare i sintomi dell’ADHD. Tra questi:
- Fattori familiari e sociali, come la povertà o l’ambiente di crescita poco sano
- Aver subito traumi cranici
- Esposizione prenatale ad alcool, tabacco e cocaina
- Consumo eccessivo di zucchero
- Uso eccessivo dei dispositivi elettronici
I sintomi del deficit di attenzione e iperattività
Come anticipato, i tre sintomi più evidenti della sindrome da deficit di attenzione e iperattività sono:
- La disattenzione: si manifesta in occasione di compiti da svolgere con concentrazione, rapidità di reazione, attenzione selettiva visiva e percettiva, ascolto prolungato
- L’impulsività: si manifesta quando la persona prende delle decisioni affrettate senza alcuna considerazione delle possibili conseguenze negative (come, ad esempio, quando un adulto dà le dimissioni al lavoro o un bambino attraversa la strada senza guardare)
- L’iperattività: si manifesta ogni volta che l’attività motoria sembra irrefrenabile
L’ADHD nei bambini
La sindrome da deficit di attenzione colpisce circa il 5-15% dei bambini. Dal 20 al 60% di questa percentuale soffre anche di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
In particolare, le conseguenze legate alla disattenzione e all’impulsività impediscono:
- Un corretto sviluppo delle capacità scolastiche
- L’incapacità di elaborare dei ragionamenti e delle strategie di pensiero e organizzative
- La motivazione all’apprendimento scolastico
- Lo sviluppo delle capacità di adattamento relazionali e sociali
- L’autoregolazione nello svolgimento dei compiti
Genericamente, i bambini con disturbo dell’attenzione fanno più difficoltà a livello scolastico e relazionale con gli altri bambini, ma incorrono anche in un maggior rischio di subire traumi fisici.
I comportamenti tipici della sindrome vengono mantenuti anche durante l’adolescenza e, alcune volte, in età adulta. La loro entità tuttavia può attenuarsi o stabilizzarsi, oppure anche peggiorare. In questi ultimi casi, gli adolescenti o adulti che manifestano i sintomi più irrefrenabili tendono a diventare consumatori di sostanze o assumere comportamenti criminali.
L’ADHD negli adulti
La sindrome da deficit di attenzione e iperattività può comportare svariate conseguenze per gli adulti che non sono riusciti a tenere controllata la situazione negli anni dello sviluppo. Si stima che circa il 50% dei casi continui a manifestarsi in modo evidente anche in età adulta.
Tra le conseguenze più evidenti dell’ADHD negli adulti, possiamo individuare la presenza o l’eccesso di:
- Difficoltà di concentrazione
- Impazienza
- Aggressività
- Collera
- Scatti d’ira
- Incapacità di relazionarsi
- Agitazione continua
- Ansia
- Sbalzi d’umore
- Depressione
- Disturbi del sonno
- Disturbo bipolare
Le difficoltà sociali degli adulti con deficit di attenzione riguardano soprattutto i problemi professionali che ne derivano.
Negli adulti con sintomi più evidenti e incontrollabili che non hanno curato correttamente il disturbo, l’abuso di alcool e sostanze è l’unico modo apparentemente efficace per tenere a bada la labilità emotiva e la scarsa tolleranza allo stress, con tutte le conseguenze del caso.
Che differenza c’è tra DSA e ADHD?
Spesso si tende a far confusione quando si parla di disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) e disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). In realtà le differenze ci sono.
Tralasciando le abilità intellive e le prestazioni riscontrabili e livello emotivo e cognitivo, ecco gli elementi distintivi tra ADHD e DSA.
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo, caratterizzato da disattenzione, iperattività e/o impulsività, con evidenti conseguenze sul funzionamento psicosociale. I DSA, invece, sono sì dei disturbi del neurosviluppo, ma riguardano le abilità di apprendimento e non hanno correlazione con il funzionamento intellettivo, che rimane nella norma.
Le difficoltà che i bambini affetti da DSA incontrano riguardano le capacità verbali e non verbali, di memoria e comunicative. Al contrario, i bambini con ADHD si devono scontrare con l’incapacità di controllare i propri impulsi e, solo di conseguenza, con tutto ciò che ne deriva.
La diagnosi del deficit di attenzione e iperattività
La diagnosi dell’ADHD si basa su valutazioni mediche, dello sviluppo, educative e psicologiche che comprendono anche la compilazione di questionari compilati dai familiari e dalle persone care, oltre alle osservazioni della persona stessa.
Al fine di effettuare una corretta e precisa diagnosi, il DSM-5 richiede la presenza di almeno sei dei nove sintomi per ogni gruppo di disattenzione, iperattività e impulsività. Inoltre, si devono riscontrare ulteriori elementi:
- La presenza dei sintomi in maniera costante per almeno 6 mesi
- L’evidenza dei sintomi rispetto alle aspettative su altre persone di pari sviluppo
- La presenza dei sintomi in almeno due situazioni (come a casa e a scuola)
- Il manifestarsi dei sintomi più importanti prima dei 12 anni
- L’evidente interferenza con la vita di tutti i giorni
Come curare la sindrome da deficit di attenzione
Spesso i sintomi migliorano con il tempo, ma solo se il bambino impara a gestirli. Bisogna dire, però, che molte persone continuano ad avere problemi legati all’ADHD anche in età adulta.
Attualmente, infatti, imparare a controllare i propri impulsi è l’unica cura efficace e comprovata. Come fare? Seguendo una terapia comportamentale che, con l’ausilio di un psicoterapeuta, corregga i deficit neurofisiologici. In questo modo, sia chiaro, si curano i sintomi del deficit da attenzione e iperattività, non il disturbo stesso. La conseguenza è comunque positiva per il paziente che, in questo modo, può partecipare ad attività e svolgere compiti altrimenti impossibili da portare a termine.
Un primo approccio o affiancamento alla terapia farmacologica potrebbe consistere nell’assunzione di uno dei integratori per ansia e stress a base di L-teanina e Crocus Sativus L.. Queste componenti si sono infatti dimostrate molto efficaci nel miglioramento degli stati di agitazione e nella ristabilizzazione di un naturale benssere fisiologico dell’organismo.
Fonti e bibliografia
- Stephen Brian Sulkes, 2022 – Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
- Stephen Brian Sulkes, 2022 – Disturbo da deficit di attenzione/iperattività
- Roberto Gindro, 2021 – Sindrome ADHD: sintomi, cause cura in adulti e bambini
- Arianna Belloli, 2021 – Profilo neuropsicologico e funzioni esecutive nel disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e nei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.