Nell’ambito dei disturbi depressivi si parla spesso – forse non abbastanza – di depressione post partum, che le donne sperimentano dopo il parto, ma molto di rado di depressione in gravidanza.
Eppure, secondo le stime disponibili, la sua incidenza nei Paesi occidentali viene stimata tra il 10% e il 20%.
Inoltre, è dimostrato che una depressione in gravidanza non trattata determini un elevato rischio di depressione post-partum.
La gravidanza è un periodo pieno di stravolgimenti fisici ed emotivi per la donna, che può andare incontro a episodi depressivi lievi o maggiori.
A questo si aggiunge la presenza di una condizione depressiva precedente, che si protrae o ripresenta durante la gestazione, rendendo complesso il trattamento.
Sì, perché durante la gravidanza diventa problematico anche solo assumere un’aspirina, si può quindi immaginare quanto sia difficile gestire una sindrome depressiva durante i 9 mesi della gestazione.
Approfondiamo insieme l’argomento, per cercare di capire in cosa consiste la depressione in gravidanza e come superarla senza farmaci.
Gravidanza, depressione e psicofarmaci
Una delle più grandi preoccupazioni per la salute della donna in gravidanza e del feto è rappresentata dagli effetti collaterali dell’assunzione di psicofarmaci.
Come accennato prima, infatti, anche semplici FANS contro i sintomi influenzali, mal di testa o altre infiammazioni lievi, possono essere controindicati, e in ogni caso vanno assunti solo su diretta indicazione del proprio ginecologo.
Ne consegue che prescrivere psicofarmaci ad una donna affetta da depressione in gravidanza non sia affatto semplice, in particolare per i rischi di tale trattamento sullo sviluppo del feto e la salute del neonato.
Non è un caso che, in genere, i farmaci antidepressivi siano mediamente considerati da evitare in gravidanza.
Detto questo, al calcolo dei rischi per il bambino, derivanti dall’assunzione di psicofarmaci, vanno anche aggiunti quelli frutto di un mancato trattamento della sindrome depressiva nella donna e futura mamma, soprattutto in casi più gravi.
D’altronde, gli episodi depressivi non possono essere sottovalutati né ignorati, e non si può nemmeno pensare che si risolvano in modo autonomo.
È bene ricordare che la depressione è considerata oggi una delle principali cause di morbilità nelle donne di età compresa tra i 18 e i 44 anni.
Insomma, non si può far finta di niente.
Depressione in gravidanza: i rischi per la madre e il bambino
Affrontare o meno la depressione in gravidanza può generare numerosi rischi per la salute della madre e del nascituro, in presenza o in assenza di antidepressivi.
Quali sono questi rischi?
- Rischi per la madre: in caso di depressione in gravidanza non trattata, le evidenze scientifiche dimostrano un generale peggioramento delle condizioni di salute della donna, un abuso di farmaci ansiolitici (inadeguati contro la depressione) e di alcol, il consumo di sostanze psicotrope e comparsa istinti suicidi;
- Rischi per il bambino: la depressione in gravidanza e l’assunzione di antidepressivi possono causare una serie di complicanze ostetriche e neonatali, come sanguinamento, aborto spontaneo, parto prematuro, morte fetale, ricovero in terapia intensiva neonatale, scarsa crescita fetale. Inoltre, molti studi hanno dimostrato come possa avere effetti negativi sulla crescita e sul neurosviluppo dei figli, sulle prestazioni cognitive e sullo sviluppo del linguaggio durante l’infanzia.
Un elenco simile di rischi per sé stessa e per il figlio che porta in grembo non fa che creare maggiore disagio nella donna affetta da depressione in gravidanza, peggiorando un umore già calante.
Allora, come si può procedere? Cosa si può fare? Si può superare la depressione in gravidanza senza farmaci.
Come superare la depressione in gravidanza senza antidepressivi
Abbiamo già spiegato quando e come si possa curare una sindrome depressiva in modo naturale, ovvero senza l’assunzione di farmaci e antidepressivi, ma una condizione simile in gravidanza rende il tutto più delicato.
Purtroppo, la comunità medica e scientifica dibatte da anni su questo tema, con una propensione, fino ad oggi, all’individuazione di soluzioni alternative alla terapia farmacologica, di solito fortemente sconsigliata.
A tal proposito consigliamo la lettura di questo interessante paper dal titolo “Depressione in gravidanza: focus sulla sicurezza dei farmaci antidepressivi”, pubblicato nel 2018 da Viviana Vivenzio, Bernardo Nardi, Cesario Bellantuono.
Ecco che entrano in gioco altre soluzioni, che però vanno vagliate attentamente da un medico specializzato nel trattamento della depressione, di concerto con il ginecologo e neonatologo.
- Cercare di individuare immediatamente i primi sintomi di una sindrome depressiva, in modo da agire prontamente e prima che la situazione peggiori;
- Esercizi di respirazione e rilassamento muscolare, molto utili in caso di ansia lieve;
- Sedute di psicoterapia, essenziali per individuare le cause della depressione e condurre la paziente in un percorso terapeutico di estrema importanza;
- Seguire le regole di igiene del sonno, per migliorare la qualità del sonno e prevenire disturbi come l’insonnia;
- Seguire una dieta equilibrata, che escluda cibi e alimenti eccitanti, come il caffé ad esempio;
- Cercare di intrattenere rapporti sociali vivi, dedicando del tempo al tempo libero e a se stessa;
- Rafforzare il rapporto con il proprio partner, trascorrendo più tempo insieme svolgendo attività rilassanti e divertenti;
- Circondarsi degli affetti più cari;
- Su indicazione del medico, per i casi di depressione lieve e moderata, o per attacchi d’ansia, si può optare per l’assunzione di integratori nutraceutici in sostituzione degli antidepressivi.
In ogni caso, come consigliamo sempre, è importante affidarsi ad uno specialista, evitando soluzioni fai da te potenzialmente molto pericolose.
Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.