Perché la depressione è più diffusa tra le donne che tra gli uomini?

Depressione Nelle Donne

Quando si parla di disturbi dell’umore, c’è una domanda molto frequente: perché la depressione è più diffusa tra le donne? 

In effetti, nell’immaginario collettivo le donne emotivamente sono più fragili degli uomini, ed è per questo che si tende a pensare alla depressione come ad una “malattia femminile”. Si tratta, com’è facile immagine, di una generalizzazione superficiale e, ammettiamolo, offensiva, ma non è del tutto priva di fondamento scientifico

In effetti, la depressione non colpisce tutti allo stesso modo, e sono tantissime le evidenze che dimostrano come le donne siano molto più vulnerabili a questo disturbo rispetto agli uomini

Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che le donne hanno circa il doppio delle probabilità di ricevere una diagnosi di depressione nel corso della loro vita rispetto agli uomini. Questo divario di genere non è un fenomeno recente o limitato a specifiche aree geografiche. Si manifesta in diversi contesti socioculturali e si evidenzia sia nei dati clinici che in quelli raccolti dalla popolazione generale.

Proviamo ad approfondire questo argomento così delicato, cercando di andare oltre le semplificazioni e gli stereotipi, analizzando i molteplici fattori che concorrono a rendere le donne più suscettibili alla depressione

Quali fattori influenzano la prevalenza della depressione nelle donne?

Come accennato, la depressione è più diffusa tra le donne che tra gli uomini, ma non certo per una natura “debole” delle prime rispetto alla tanto sbandierata, e presunta, “forza” dei secondi

Esistono, infatti, dei fattori ben precisi alla base di questa elevata prevalenza della malattia nella popolazione femminile, che non dipende affatto da una “mancanza di carattere”, anche perché, è forse il caso di ricordarlo e rimarcarlo, la depressione non è un tratto caratteriale, ma una malattia.

Nessuno accuserebbe mai una donna affetta da un cancro di essersi ammalata per una debolezza caratteriale, quindi non si capisce perché si dovrebbe fare un discorso diverso quando si parla di depressione, ansia o altri disturbi mentali

Sono patologie, e vanno trattate come tali. 

Fatta questo doveroso chiarimento, vediamo quali sono i fattori alla base di questa diffusione della depressione tra le donne

1. Fattori biologici

La letteratura scientifica disponibile evidenzia diversi fattori biologici che contribuiscono alla maggiore prevalenza della depressione nelle donne rispetto agli uomini.

Vediamo quali sono:

  • fluttuazioni ormonali: le donne sperimentano significativi cambiamenti ormonali nel corso della loro vita, in particolare durante la pubertà, il ciclo mestruale, la gravidanza, il post-parto e la menopausa. Queste fluttuazioni, in particolare le diminuzioni di estrogeni, possono innescare episodi depressivi. La ricerca suggerisce che gli estrogeni possono avere un effetto protettivo sulla patologia che sta alla base della depressione. La terapia ormonale sostitutiva, in particolare durante il periodo perimenopausale, può essere efficace nella prevenzione della depressione post menopausale;
  • vulnerabilità genetica: le donne hanno due cromosomi X, mentre gli uomini ne hanno uno solo. Questa differenza genetica intrinseca potrebbe contribuire alla loro maggiore suscettibilità alla depressione;
  • differenze neurobiologiche: sono state osservate differenze nella struttura e nella funzione del cervello tra uomini e donne, tra cui variazioni nella neuroanatomia, nella neuroplasticità e nelle risposte immunitarie. Queste differenze potrebbero influenzare la maggiore prevalenza della depressione nelle donne.

Sia chiaro, questi fattori biologici non agiscono in modo isolato, ma interagiscono tra loro e con i fattori psicologici e sociali. Ad esempio, le fluttuazioni ormonali possono rendere le donne più sensibili allo stress, che a sua volta può aumentare il rischio di depressione.

2. Fattori socio-economici 

Come accennato, la maggiore prevalenza della depressione nelle donne non è attribuibile esclusivamente a fattori biologici, anzi. Le circostanze della vita e i fattori di stress culturali giocano un ruolo significativo, spesso con un impatto più marcato sulle donne rispetto agli uomini. 

Tra i fattori socio-economici che contribuiscono ad aumentare il rischio di depressione nelle donne possiamo elencare i seguenti:

  • disparità di potere e status: le donne hanno molte più probabilità degli uomini di vivere in condizioni di povertà. Questo genera una serie di preoccupazioni, come l’incertezza sul futuro e la difficoltà di accesso alle risorse della comunità e all’assistenza sanitaria. Queste problematiche possono alimentare sentimenti di negatività, bassa autostima e mancanza di controllo sulla propria vita;
  • sovraccarico di lavoro: spesso le donne si trovano a dover gestire contemporaneamente un lavoro fuori casa e le responsabilità domestiche. Molte donne affrontano anche le sfide della monogenitorialità, dovendo svolgere più lavori per far quadrare i conti. Inoltre, possono trovarsi a dover assistere contemporaneamente i propri figli e familiari malati o anziani. Questa situazione di sovraccarico di lavoro può portare a stress cronico, esaurimento e, di conseguenza, aumentare il rischio di depressione;
  • abusi sessuali o fisici: le donne che hanno subito abusi emotivi, fisici o sessuali durante l’infanzia o in età adulta hanno maggiori probabilità di sperimentare la depressione nel corso della loro vita rispetto a quelle che non hanno vissuto tali esperienze traumatiche. Purtroppo, le donne sono più frequentemente vittime di abusi sessuali rispetto agli uomini.

Nonostante ricoprano un ruolo centrale nell’aumentare il rischio di depressione nelle donne, anche questi fattori da soli non bastano a giustificare le statistiche relative alla prevalenza della malattia in questa fascia della popolazione. Oltre ai fattori biologici e socio-economici, infatti, bisogna considerare anche quelli psicologici

3. Fattori psicologici

I fattori psicologici, in combinazione con quelli biologici e socio-economici, contribuiscono alla maggiore prevalenza della depressione nelle donne

Vediamo, quindi, quali sono questi fattori:

  • risposta allo stress: le donne tendono ad avere risposte allo stress diverse rispetto agli uomini. Mentre questi ultimi tendono spesso ad adottare strategie di distrazione per mitigare l’umore negativo, le donne sono più inclini a rimuginare sui problemi, amplificando i sintomi depressivi. Questa tendenza alla ruminazione può alimentare un circolo vizioso, in cui lo stress prolungato aumenta la vulnerabilità alla depressione;
  • sensibilità alle relazioni interpersonali: gli studi evidenziano una maggiore sensibilità delle donne alle relazioni interpersonali.  Questa caratteristica, sebbene positiva in molti contesti, può diventare un fattore di rischio per la depressione quando le relazioni sono difficili o conflittuali. La rottura di un legame significativo, la mancanza di supporto sociale o l’esposizione a dinamiche interpersonali negative possono avere un impatto emotivo più profondo sulle donne, aumentando la probabilità di sviluppare sintomi depressivi;
  • internalizzazione vs. esternalizzazione: le donne tendono a manifestare la depressione con sintomi “internalizzanti”, come tristezza, ansia, senso di colpa e ritiro sociale. Gli uomini, invece, sono più propensi a esternalizzare la sofferenza attraverso comportamenti aggressivi, abuso di sostanze o irritabilità. Questa differenza di espressione può rendere la depressione nelle donne più difficile da riconoscere e diagnosticare, contribuendo alla sua maggiore prevalenza.

La combinazione di fattori biologici, socio-economici e psicologici contribuiscono all’aumento del rischio di sviluppare un disturbo depressivo nella popolazione femminile, in misura maggiore rispetto alla controparte maschile. 

Depressione nelle donne: l’influenza dell’età e delle fasi della vita

L’età e le diverse fasi della vita di una donna giocano anch’esse un ruolo cruciale nella suscettibilità alla depressione.

Il divario di genere nella prevalenza della depressione emerge in particolare durante la pubertà e persiste fino alla giovane età adulta, con le giovani donne che presentano il rischio maggiore

Questo periodo è caratterizzato da profondi cambiamenti ormonali, con fluttuazioni di estrogeni e progesterone che possono influenzare l’umore e la stabilità emotiva, come già illustrato prima.

Oltre agli aspetti biologici, la pubertà è un periodo di intense pressioni sociali, con l’emergere della sessualità, la definizione dell’identità, i conflitti con i genitori e le crescenti aspettative di successo a scuola, nello sport e in altri ambiti della vita. Questi fattori, combinati con la vulnerabilità biologica, contribuiscono ad aumentare il rischio di depressione nelle ragazze adolescenti.

Inoltre, determinati eventi riproduttivi sono strettamente associati a un aumento del rischio di depressione nelle donne:

  • sindrome premestruale e disturbo disforico premestruale (PMDD): la maggior parte delle donne sperimenta sintomi lievi e transitori durante la sindrome premestruale, come gonfiore addominale, tensione mammaria, mal di testa, ansia, irritabilità e umore depresso. Tuttavia, una piccola percentuale di donne soffre di sintomi gravi e invalidanti che interferiscono con lo studio, il lavoro, le relazioni e altri aspetti della vita. In questi casi, la  sindrome premestruale può evolvere in disturbo disforico premestruale (PMDD), una forma di depressione che richiede un trattamento specifico. L’interazione tra depressione e sindrome premestruale non è ancora del tutto chiara, ma si ipotizza che i cambiamenti ciclici degli estrogeni, del progesterone e di altri ormoni possano alterare la funzione di neurotrasmettitori come la serotonina, che regola l’umore;
  • gravidanza e depressione post-partum: durante la gravidanza, i drastici cambiamenti ormonali possono influenzare l’umore. Inoltre, altri fattori possono aumentare il rischio di depressione in questa fase, come i cambiamenti nello stile di vita o nel lavoro, i problemi relazionali, episodi pregressi di depressione, PMDD o depressione post-partum, la mancanza di supporto sociale, una gravidanza indesiderata, l’aborto spontaneo, l’infertilità e l’interruzione di farmaci antidepressivi. La depressione post-partum è una condizione medica grave che colpisce circa il 10-15% delle donne e richiede un trattamento tempestivo. Le fluttuazioni ormonali, la responsabilità di un neonato, la predisposizione a disturbi dell’umore e d’ansia, le complicazioni della gravidanza e del parto, i problemi di allattamento, le complicazioni del bambino o le sue esigenze speciali e la scarsa rete di supporto sociale sono tutti fattori che possono contribuire all’insorgenza della depressione post-partum;
  • perimenopausa e menopausa: il rischio di depressione può aumentare durante la transizione verso la menopausa, chiamata perimenopausa, quando i livelli ormonali subiscono fluttuazioni irregolari. Il rischio può aumentare anche durante la menopausa precoce o dopo la menopausa, quando i livelli di estrogeni si riducono significativamente. Sebbene la maggior parte delle donne non sviluppi depressione durante la menopausa, alcuni fattori possono aumentare il rischio, come i disturbi del sonno, l’ansia o una storia pregressa di depressione, eventi stressanti della vita, aumento di peso o un indice di massa corporea (BMI) elevato, menopausa in giovane età e menopausa causata dalla rimozione chirurgica delle ovaie.

È fondamentale che medici e operatori sanitari siano consapevoli di questa maggiore suscettibilità e offrano supporto e trattamento adeguati alle donne in queste fasi delicate della vita.

Fonti

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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