Nell’ambito dei disturbi depressivi abbiamo più volte sottolineato, in precedenti articoli, la natura complessa e mutevole della depressione, le cui radici possono essere molto profonde, spesso celate, e di difficile individuazione.
In alcuni casi, però, è possibile individuare un rapporto di causa-effetto con alcuni eventi traumatici, tali da provocare una reazione eccessiva che sfocia, poi, in depressione.
È il caso della cosiddetta depressione reattiva.
Come si può facilmente intuire dal termine “reattiva”, si tratta di una reazione ad una situazione negativa, che può indurre uno stato depressivo.
Approfondiamo insieme.
Cos’è la depressione reattiva
Capita a tutti, in seguito ad un evento grave, come un lutto o la perdita del lavoro, di piombare in uno stato depressivo, di umore pessimo, ma non sempre la reazione è sproporzionata, il più delle volte rientra nella sfera della “normalità”.
Hai perso una persona a te cara, quindi sei triste e di malumore, e hai bisogno di un po’ di tempo per riprenderti. È assolutamente normale, e non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Però, quando la reazione a questo evento traumatico raggiunge proporzioni eccessive, presentando sintomi tipici di un disturbo depressivo, allora si parla di depressione reattiva.
Volendo dare una definizione di depressione reattiva, potremmo dire che si tratta di una risposta eccessiva ad un evento traumatico, di durata variabile, capace di provocare una sensazione di scoraggiamento e disforia, termine utilizzato in psichiatria per indicare un’alterazione dell’umore in senso depressivo, accompagnata da irritabilità e nervosismo.
È, di fatto, l’opposto dell’euforia.
Soggetti più vulnerabili alla depressione reattiva
La depressione reattiva rientra in quelli che il DSM-5 definisce “Traumi e disturbi legati allo stress”, che comprendono “disturbi in cui l’esposizione a un evento traumatico o stressante è elencato esplicitamente come criterio diagnostico”.
Abbiamo visto che si tratta di una risposta eccessiva ad un evento traumatico, come un lutto, una malattia, la perdita del lavoro, tutti avvenimenti che per la maggior parte delle persone rappresentano motivo di tristezza, ma che diventano fonte di malessere per alcuni soggetti.
Secondo la comunità scientifica, i soggetti affetti da depressione reattiva hanno una predisposizione di base a questa tipologia di disturbi mentali, anche se non c’è unanimità di consenso rispetto a questa tesi.
Si è, invece, tendenzialmente concordi sull’individuazione di due cluster più vulnerabili, gli adolescenti e gli anziani, con una prevalenza nelle donne.
In effetti, è abbastanza logico ritenere questi due gruppi più predisposti alla depressione reattiva:
- gli adolescenti vivono costanti sbalzi d’umore, questo li rende più propensi a soffrire in seguito ad un evento traumatico, in particolare, ad esempio, la perdita di un genitore;
- gli anziani, dal canto loro, presentano una soglia di sopportazione dello stress più bassa, senza contare la paura di restare da soli a causa delle perdita dei propri cari.
Ecco perché, quando si verificano eventi gravi, è di fondamentale importanza prestare particolare attenzione proprio a questi due gruppi di persone, per individuare in tempo rapido una eventuale manifestazione di sintomi da depressione reattiva.
Ma quali sono questi sintomi? Scopriamoli subito.
Sintomi della depressione reattiva
Come si riconosce la depressione reattiva? Quali sono i sintomi? Per rispondere a questa domanda è necessario fare prima una premessa.
Abbiamo ormai assodato che questa forma di depressione si presenta in reazione ad un evento; proprio per questo motivo il più delle volte l’intensità tende ad avere una parabola decrescente, con una reazione violenta nell’immediato e un successivo calo, più o meno lento.
I sintomi più diffusi sono i seguenti:
- sentimento di sfiducia e bassa autostima in se stessi;
- tristezza e continua sensazione di eventi catastrofici imminenti;
- ansia;
- eccessiva sensazione di stanchezza;
- disturbi del sonno;
- disturbi fisici come cefalee, bruciori di stomaco e amenorrea (assenza di ciclo mestruale);
- disturbi dell’alimentazione;
- allusioni alla morte o al suicidio;
- abuso si sostanze e farmaci per provocare una sensazione di euforia.
Come vedi, si tratta di sintomi tipici dei disturbi depressivi, questo ci porta a chiederci come distinguere la depressione maggiore dalla depressione reattiva.
Non è semplice, ovviamente, è necessario un percorso di analisi, ma esistono alcuni segnali che consentono di elaborare una diagnosi in un senso o nell’altro.
Ad esempio, chi soffre di depressione reattiva tende ad essere aperto alla rassicurazione e all’incoraggiamento da parte degli altri.
Inoltre, distrazioni, divertimenti, cambiamenti di ambiente e di contesto, possono essere di grande aiuto, cosa che invece non avviene in chi soffre di depressione maggiore.
Infine, ed è importante segnalarlo, nella depressione reattiva non si registrano quei sintomi classici di una depressione maggiore, come la perdita di peso, la diminuzione della libido, l’insonnia, ecc…
Come si cura la depressione reattiva
Trattandosi di una reazione ad un evento traumatico, possiamo avere il soggetto che presenta un insieme di sintomi clinicamente significativi ma non sufficienti a formulare diagnosi secondo il DSM.
Tale condizione è da inquadrare come una depressione reattiva sotto-soglia, che di solito ha un decorso abbastanza breve.
La terapia più consigliata è la psicoanalisi alla quale potrebbero essere associati anche dei prodotti naturali a supporto sempre dietro consiglio del medico.
In casi più complessi si consiglia la visita del medico specialista in psichiatria, che formulata la diagnosi di depressione reattiva, potrà indirizzare il paziente ad un approccio farmacologico o nutraceutico, assieme all’associazione di una psicoterapia.
I farmaci più utilizzati sono gli antidepressivi e gli ansiolitici, ed ultimamente anche alcuni rimedi naturali sotto forma di integratore nutraceutico che possono potenziare o velocizzare l’efficacia dei farmaci di sintesi.
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