I disturbi del controllo degli impulsi sono condizioni che comportano problemi nell’autocontrollo del comportamento e delle emozioni.
Come si legge nel DSM-V, sebbene esistano altri disturbi mentali che possono manifestarsi anche con problemi nella regolazione del comportamento e delle emozioni – come, ad esempio, i disturbi della personalità – questi disturbi specifici sono unici in quanto violano i diritti degli altri o mettono l’individuo in conflitto con figure autoritarie o norme sociali.
Caratterizzati da una serie di comportamenti impulsivi e spesso autodistruttivi, questi disturbi pongono sfide significative per coloro che ne sono affetti e per le persone che li circondano.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa e quali sono i disturbi del controllo degli impulsi.
Disturbi del controllo degli impulsi: definizione
I disturbi del controllo degli impulsi (ICD) sono disturbi psichiatrici caratterizzati dall’incapacità di resistere a un impulso o dalla tentazione di compiere un atto dannoso per sé o per gli altri.
Queste condizioni patologiche tendono ad essere più comuni nei maschi che nelle femmine, e ad esordire per la prima volta nell’infanzia o nell’adolescenza, con un rischio maggiore di sviluppare poi disturbi d’ansia e depressivi.
Per approfondire, invitiamo a leggere gli articoli Come e quando si manifesta la depressione infantile e Cosa c’è da sapere sull’ansia nei bambini.
In effetti, è molto raro che emergano per la prima volta in età adulta.
Quali sono i disturbi del controllo degli impulsi?
Nel capitolo dedicato ai “Disruptive, impulse-control, and conduct disorders”, che possiamo tradurre in italiano con “Disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e della condotta”, il DSM-V inserisce le seguenti condizioni patologiche:
- disturbo oppositivo provocatorio;
- disturbo esplosivo intermittente;
- disturbo della condotta;
- piromania;
- cleptomania.
Approfondiamo.
1. Disturbo oppositivo provocatorio (DOP)
Il disturbo oppositivo provocatorio comporta un modello di comportamento negativo, ostile e sfidante verso figure di autorità, molto comune nei bambini e negli adolescenti.
Le cause esatte non sono completamente conosciute, ma si ritiene che una combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali possa contribuire allo sviluppo del disturbo. L’ambiente familiare disfunzionale e l’incapacità dei genitori di impostare limiti chiari possono essere fattori di rischio.
I sintomi includono:
- comportamenti ostili e irritabili;
- litigi frequenti con adulti e figure di autorità;
- disobbedienza e rifiuto di seguire regole e istruzioni;
- provocazioni deliberate;
- tendenza a colpevolizzare gli altri per i propri errori;
- mancanza di rimorso o senso di colpa.
Per giungere ad una diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio, i comportamenti devono verificarsi con almeno un individuo che non sia un fratello.
I sintomi del disturbo si sviluppano tipicamente durante la scuola dell’infanzia o all’inizio della scuola elementare, ma possono anche esordire nell’adolescenza.
Per i bambini sotto i 5 anni, i comportamenti devono verificarsi quasi tutti i giorni per almeno sei mesi, mentre dopo i 5 anni almeno una volta alla settimana per almeno sei mesi.
La gravità di questa malattia dipende dal numero di contesti in cui si osservano questi comportamenti, e si divide in:
- Lieve: i sintomi sono limitati a un solo contesto (ad esempio, a casa, a scuola, al lavoro, con i pari);
- Moderata: alcuni sintomi sono presenti in almeno due contesti.
- Grave: alcuni sintomi sono presenti in tre o più contesti.
2. Disturbo esplosivo intermittente (DEI)
Questo disturbo comporta l’incapacità di controllare impulsi aggressivi, che sfociano in comportamenti distruttivi o violenti.
Gli scatti aggressivi:
- sono sproporzionati rispetto all’evento o all’incidente che li ha innescati;
- sono impulsivi e non premeditati o pianificati;
- causano molta angoscia nella persona;
- possono causare problemi al lavoro o a casa.
Le cause possono essere legate a fattori genetici, esperienze traumatiche durante l’infanzia e alterazioni neurobiologiche. Anche lo stress cronico e l’esposizione a un ambiente violento possono contribuire al suo sviluppo.
I sintomi principali includono:
- frequenti scatti d’ira;
- comportamenti aggressivi che portano a danni materiali o fisici;
- difficoltà a controllare l’impulso di rabbia;
- sensazioni di tensione prima degli scatti d’ira.
Per soddisfare i criteri diagnostici, gli individui affetti da questo disturbo devono avere almeno 6 anni o un periodo di sviluppo equivalente, anche se viene solitamente osservato per la prima volta nella tarda infanzia o nell’adolescenza.
Inoltre, le ricorrenti esplosioni aggressive non devono essere meglio spiegate da un altro disturbo mentale (ad esempio, disturbo depressivo maggiore, disturbo bipolare, disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, disturbo psicotico, disturbo antisociale di personalità, disturbo borderline della personalità) e non sono attribuibili ad un’altra condizione medica (es. trauma cranico, morbo di Alzheimer) o agli effetti fisiologici di una sostanza (es. un abuso di droga, un farmaco).
3. Disturbo della condotta
Il disturbo della condotta è caratterizzato da un modello persistente di comportamenti aggressivi e antisociali, che violano i diritti degli altri o le norme sociali.
Le cause possono includere fattori genetici, problemi familiari, esposizione a comportamenti antisociali, abuso fisico o emotivo durante l’infanzia e problemi neurobiologici.
I sintomi tipici includono:
- comportamenti violenti;
- bullismo;
- vandalismo;
- aggressioni fisiche;
- furti.
Secondo il DSM-5, questi comportamenti possono essere osservati per la prima volta in età prescolare. Tuttavia, i sintomi più significativi tendono ad apparire tra l’infanzia e l’adolescenza, raramente dopo i 16 anni. Il disturbo della condotta viene diagnosticato solo nei bambini e nei giovani fino a 18 anni di età. Agli adulti con sintomi simili può essere diagnosticato un disturbo antisociale di personalità.
4. Piromania
La piromania è un impulso irresistibile e ricorrente di appiccare incendi, spesso accompagnato da una sensazione di piacere o soddisfazione.
Le cause esatte non sono completamente comprese, ma possono includere, anche in questo caso, una combinazione di fattori genetici, stress psicologico e problemi neurologici. Alcuni fattori di rischio noti per la piromania sono il sesso maschile, l’uso di sostanze, essere vittima di abusi, l’attrazione per gli incendi e la malattia mentale.
La piromania si manifesta molto più spesso nei maschi, soprattutto in quelli con scarse abilità sociali e difficoltà di apprendimento.
I sintomi includono:
- interesse ossessivo per il fuoco;
- partecipazione ripetuta ad atti di piromania;
- sensazione di gratificazione durante o dopo l’incendio;
- tensione emotiva prima dell’atto.
Nel DSM-V si specifica, però, che per giungere alla diagnosi di piromania l’incendio non deve essere appiccato per guadagno monetario, come espressione di una ideologia socio-politica, per nascondere attività criminali, per esprimere rabbia o vendetta, per migliorare le proprie condizioni di vita, in risposta a un delirio o un’allucinazione, o come risultato di una capacità di giudizio compromessa.
5. Cleptomania
La cleptomania comporta un impulso irresistibile a rubare oggetti, involontario, spesso senza alcun motivo razionale o senza necessità dell’oggetto.
Le cause esatte sono sconosciute, ma si ritiene che la combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali possa contribuire allo sviluppo della cleptomania.
I sintomi includono:
- furto di oggetti che non sono necessari per l’uso personale o per il loro valore;
- sensazione di tensione prima del furto;
- senso di gratificazione o sollievo durante o dopo il furto.
Stando a quanto indicato nel DSM-V, la cleptomania si manifesta in circa il 4%-24% delle persone arrestate per taccheggio. La sua prevalenza nella popolazione generale è invece molto rara, pari a circa lo 0,3%-0,6%, in misura maggiore nelle donne rispetto agli uomini, con un di 3:1.
Disturbi del controllo degli impulsi e Morbo di Parkinson
I disturbi del controllo degli impulsi e il morbo di Parkinson sono due condizioni neurologiche distinte ma collegate, che possono interagire in modi complessi.
Negli ultimi anni, è emerso un collegamento tra il trattamento farmacologico per il morbo di Parkinson, in particolare l’uso di farmaci dopaminergici e lo sviluppo dei disturbi del controllo degli impulsi.
È stato osservato che l’uso di queste terapie può aumentare significativamente il rischio di comportamenti impulsivi e compulsivi nei pazienti affetti da morbo di Parkinson, sebbene i meccanismi esatti di questa relazione siano ancora oggetto di studio.
Alcune ricerche suggeriscono che l’eccessiva stimolazione dei recettori della dopamina nel cervello potrebbe contribuire all’insorgenza di tali comportamenti impulsivi. È importante che i pazienti affetti da questa malattia e i loro caregiver siano consapevoli di questo potenziale rischio e che i medici monitorino da vicino l’insorgenza di tali comportamenti durante il trattamento farmacologico.
La gestione dei disturbi del controllo degli impulsi nei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson richiede un approccio integrato che comprenda la valutazione clinica approfondita, l’adeguamento della terapia farmacologica e l’assistenza psicologica specializzata.
La consapevolezza di questa connessione è fondamentale per garantire un trattamento completo e mirato che affronti sia i sintomi motori del morbo di Parkinson che i potenziali effetti collaterali comportamentali associati al trattamento.
Conclusioni
È importante sottolineare che questi disturbi del controllo degli impulsi richiedono spesso una diagnosi accurata da parte di un professionista qualificato nel campo della salute mentale, e un trattamento personalizzato che può includere terapia comportamentale, terapia farmacologica e sostegno psicologico.
In presenza di sintomi associabili a queste condizioni, si consiglia di rivolgersi ad un medico specialista.
Bibliografia
- DSM-V, Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali;
- What are Disruptive, Impulse Control and Conduct Disorders?, American Psychiatric Association;
- I disturbi del controllo degli impulsi, Istituto A.T. Beck;
- Impulse Control Disorders, Cleveland Clinic;
- What are Impulse Control Disorders?, American Parkinson Disease Association.
Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.