I disturbi dell’attenzione causano insonnia e ansia

Disturbi Dell'Attenzione Ansia E Insonnia

I disturbi dell’attenzione sono fonte di disagio in chi ne è affetto, in particolare nei bambini, con conseguente sviluppo di ulteriori problematiche, come insonnia e ansia

Si tratta di una condizione molto diffusa. Secondo le stime, infatti, la prevalenza mondiale del disturbo da deficit di attenzione è in media del 2,2% complessivo nei bambini e negli adolescenti (di età <18 anni), con punte molto elevate in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, dove si calcola circa l’8% di diffusione. 

I dati presenti nel DSM-V parlano di una prevalenza del 5% nei bambini e del 2,5% negli adulti

In Italia, purtroppo, non esistono dati recente, ma solo quelli ricavati da alcuni studi condotti negli scorsi decenni, riassunti sul sito Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità

Approfondiamo insieme questo tema, e cerchiamo di capire cosa sono i disturbi dell’attenzione, quali sono le cause, le conseguenze e i possibili trattamenti

Cosa sono i disturbi dell’attenzione

Secondo quanto indicato nel DSM-V, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il disturbo dell’attenzione, o più propriamente disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD, dall’acronimo inglese di Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è 

“un disturbo del neurosviluppo definito da livelli compromettenti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività.” 

Semplificando, chi soffre di questo disturbo tende ad avere problemi a mantenere il livello di attenzione, ad essere disorganizzato, iperattivo e impulsivo

Come affermano i CDC statunitensi, il disturbo dell’attenzione è uno dei più comuni disturbi dello sviluppo neurologico dell’infanzia. Di solito viene diagnosticato per la prima volta durante l’infanzia e spesso dura fino all’età adulta

Di conseguenza, oltre che un disagio per i bambini affetti da disturbi dell’attenzione, l’ADHD rappresenta anche una sfida per i genitori, gli insegnanti e i soggetti che accudiscono questi bambini

Non tutti i bambini iperattivi soffrono di ADHD

I soggetti affetti da disturbi dell’attenzione mostrano, come accennato prima, problemi a rimanere concentrati, l’impressione di non ascoltare, l’incapacità a conservare le nozioni acquisite, tutto a livelli incoerenti con l’età o il livello di sviluppo

A tal proposito, infatti, è fondamentale ricordare che in giovane età è normale risultare disattenti, essere più iperattivi o impulsivi, questo non vuol dire che il bambino soffra di un disturbo dell’attenzione

Detto questo, laddove il comportamento risultasse sospetto, è consigliato rivolgersi ad un medico per un parere professionale.  

Come si manifestano i disturbi dell’attenzione

Le manifestazioni di un disturbo dell’attenzione sono molteplici, e il DSM-V le divide in modo molto accurato, sulla base di disattenzione, iperattività e impulsività

Vediamole più nel dettaglio: 

  1. la disattenzione si manifesta come allontanamento dal compito, carente persistenza, difficoltà a mantenere la concentrazione, elevata disorganizzazione. Questi comportamenti non sono dovuti a mancanza di comprensione
  2. l’iperattività si riferisce a un’attività motoria eccessiva (come un bambino che corre) quando il contesto non è appropriato, o eccessiva agitazione, picchiettio o loquacità. Negli adulti, l’iperattività può manifestarsi come estrema irrequietezza;
  3. l’impulsività si riferisce ad azioni affrettate che si verificano nel momento senza previdenza, e che hanno un alto potenziale di danno per l’individuo. L’impulsività può riflettere un desiderio di ricompense immediate o un’incapacità nel ritardare la gratificazione. I comportamenti impulsivi possono manifestarsi attraverso invadenza sociale (ad esempio, interrompendo eccessivamente gli altri) e/o prendendo decisioni importanti senza considerazione delle conseguenze a lungo termine.

Criteri Diagnostici dell’ADHD

Sul sito dell’Associazione Italiana per i Disturbi di Attenzione e Iperattività (AIDAI) – che consigliamo di seguire, soprattutto se si è genitori di bambini affetti da questi disturbi – è presente una pagina dedicata ai criteri diagnostici, contenente i 18 sintomi presentati nel DSM-V

Riportiamo, di seguito, l’elenco dei sintomi: 

Disattenzione: 

  1. spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti  scolastici, sul lavoro o in altre attività;
  2. ha spesso difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco; 
  3. spesso sembra non ascoltare quando gli/le si parla direttamente;
  4. spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti di scuola, le incombenze o i doveri sul posto di lavoro;  
  5. ha spesso difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività varie;
  6. spesso evita, prova avversione o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (es. compiti a casa o a scuola);
  7. perde spesso gli oggetti necessari per i compiti o altre attività (es. giocattoli, compiti assegnati, matite,  libri, ecc.);
  8. spesso è facilmente distratto da stimoli esterni;
  9. spesso è sbadato nelle attività quotidiane.

Iperattività: 

  1. spesso agita o batte mani e piedi o si dimena sulla sedia;
  2. spesso lascia il proprio posto in situazioni in cui si dovrebbe rimanere seduti;
  3. spesso scorrazza e salta in situazioni in cui farlo risulta inappropriato (negli adolescenti e negli adulti può essere limitato al sentirsi irrequieti);
  4. è spesso incapace di giocare o svolgere attività ricreative tranquillamente;
  5. è spesso sotto pressione, agendo come se fosse “azionato/a da un motore”;
  6. spesso parla troppo.

Impulsività:

  1. spesso fornisce una risposta prima che la domanda sia stata completata;
  2. ha spesso difficoltà nell’aspettare il proprio turno;
  3. spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti.

Si può giungere ad una diagnosi di disturbo dell’attenzione in presenza di sei (o più) dei sintomi di Disattenzione/Iperattività/Impulsività che persistano per almeno 6 mesi con un’intensità incompatibile con il livello di sviluppo e che ha un impatto negativo diretto sulle attività sociali e scolastiche/lavorative.

I sintomi devono essere presenti prima dei 12 anni, devono causare problemi in due o più contesti (es. a scuola [o al lavoro] e a casa) e deve esserci una chiara evidenza che i sintomi interferiscono con, o riducono, la qualità del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.  

In questi casi, quindi, è opportuno interrogarsi sulla possibilità che il proprio figlio soffra di una forma di disturbo dell’attenzione, senza però giungere a conclusioni affrettate o, peggio ancora, a diagnosi fai da te. 

Sintomi secondari dei disturbi dell’attenzione

Quelli suindicati sono i principali sintomi dei disturbi dell’attenzione, ma non sono gli unici. 

Esistono, infatti, una serie di manifestazioni collaterali, spesso presenti in alcuni soggetti coinvolti. 

Quali sono questi sintomi secondari? Li elenchiamo di seguito: 

  • disturbo d’ansia: il bambino si preoccupa e risulta nervoso per la maggior parte del tempo. Esso può causare anche sintomi fisici, come battito cardiaco accelerato, sudorazione e vertigini;
  • disturbo oppositivo provocatorio (ODD), definito da un comportamento negativo e dirompente, in particolare nei confronti di figure autoritarie, come genitori e insegnanti;
  • disturbo della condotta, che spesso comporta una tendenza a comportamenti altamente antisociali, come rubare, litigare, compiere atti vandalici e ferire persone o animali;
  • depressione infantile ;
  • disturbi del sonno, in particolare insonnia;
  • disturbo dello spettro autistico (ASD), che colpisce l’interazione sociale, la comunicazione, gli interessi e il comportamento;
  • epilessia, una condizione che colpisce il cervello e provoca attacchi ripetuti o convulsioni;
  • Sindrome di Tourette, una condizione del sistema nervoso, caratterizzata da una combinazione di rumori e movimenti involontari (tic);
  • difficoltà di apprendimento, come la dislessia. 

Come vedi, quando si parla di ADHD si fa riferimento ad uno spettro ampio di disturbi, difficili da diagnosticare senza fare confusione tra le varie condizioni e complessi da trattare. 

Come affrontare i disturbi dell’attenzione

Trattandosi, come abbiamo visto, di una condizione molto complessa e dalla natura variegata, affrontare i disturbi dell’attenzione richiede un approccio multimodale, con il coinvolgimento non solo del personale medico, ma anche di genitori, familiari e insegnanti

Nella maggior parte dei casi, l’ADHD viene trattato al meglio con una combinazione di terapia comportamentale e farmaci, a seconda dei sintomi manifestati

Ad esempio, se il disturbo dell’attenzione si presenta combinato a insonnia, ansia o depressione lieve, si può optare, su indicazione del medico, per integratori per il sonno e integratori nutraceutici contro i disturbi d’ansia e quelli depressivi.

Per i bambini in età prescolare (4-5 anni), la terapia comportamentale, in particolare la formazione per i genitori, è raccomandata come prima linea di trattamento prima di provare i farmaci

Ogni bambino è diverso, questo richiede un approccio personalizzato, che deve poi essere scolpito sulla crescita e l’evoluzione del comportamento. 

È fondamentale, quindi, intraprendere un percorso sul medio-lungo periodo, con continuità, seguendo con cura e scrupolosità le indicazioni del medico, ma sempre con l’occhio vigile del genitore. 

Nessuno conosce meglio i propri figli come i genitori, ecco perché il loro ruolo è così centrale. 

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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