Disposofobia: cos’è il disturbo da accumulo

Disturbo Da Accumulo

La disposofobia, nota anche come disturbo da accumulo, è un disturbo mentale caratterizzato da una persistente difficoltà a liberarsi o separarsi dalle proprie cose

Considerata in passato come un sintomo del disturbo ossessivo-compulsivo, questa condizione è stata inclusa come disturbo distinto nella quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V).

Le persone che ne soffrono tendono ad accumulare una quantità eccessiva di oggetti, tanto che gli spazi abitativi diventano congestionati e ingombrati, compromettendo notevolmente il loro uso funzionale. 

Negli ultimi anni questo disturbo è stato spettacolarizzato da alcune trasmissioni televisive, che se da un lato hanno acceso un riflettore sul problema, dall’altro hanno rischiato di banalizzarlo, facendolo passare solo come un comportamento eccentrico. 

In realtà, la disposofobia causa un disagio significativo o un deterioramento nel funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti della vita, inclusa la capacità di mantenere un ambiente sicuro. 

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è il disturbo da accumulo, quali sono le cause e quali i possibili trattamenti

Cos’è il disturbo da accumulo?

Il disturbo da accumulo, secondo il DSM-V, si caratterizza per una persistente difficoltà nel liberarsi o separarsi dalle proprie cose, indipendentemente dal loro reale valore.

Questa difficoltà deriva da un bisogno percepito di conservare gli oggetti e dal disagio associato all’idea di disfarsene. Di conseguenza, si accumulano oggetti che congestionano e ingombrano gli spazi abitativi, compromettendone notevolmente l’uso previsto. 

Se gli spazi di vita non sono ingombri, è solo grazie all’intervento di terze parti (ad esempio, familiari, addetti alle pulizie, autorità).

Come accennato prima, l’accumulo causa un disagio clinicamente significativo o una compromissione grave della sfera lavorativa, sociale e familiare, senza sottovalutare il rischio che vivere in questi spazi ingombri rappresenta per chi ne soffre e per gli altri.


Detto ciò, il disturbo non è attribuibile a un’altra condizione medica (ad esempio, lesioni cerebrali, malattie cerebrovascolari, sindrome di Prader-Willi) né è meglio spiegato dai sintomi di un altro disturbo mentale (ad esempio, ossessioni nel disturbo ossessivo-compulsivo, ridotta energia nel disturbo depressivo maggiore, delusioni nella schizofrenia o in un altro disturbo psicotico, deficit cognitivi nel disturbo neurocognitivo maggiore, interessi ristretti nel disturbo dello spettro autistico).

Anche se è considerato ormai un disturbo distinto, si osservano comunque alti tassi di comorbilità per il disturbo depressivo maggiore e i disturbi del controllo degli impulsi legati alle acquisizioni nelle persone con disturbo da accumulo.

Il manuale riporta alcune specifiche all’interno dei criteri diagnostici, che in qualche modo possiamo considerare delle tipologie di disposofobia:

  • con eccessiva acquisizione: se la difficoltà a disfarsi delle cose è accompagnata da un’acquisizione eccessiva di oggetti non necessari o per i quali non c’è spazio disponibile. Circa l’80%-90% degli individui che soffrono di disposofobia rientra in questa casistica;
  • con buona o discreta consapevolezza: l’individuo riconosce che le credenze e i comportamenti legati all’accumulo (difficoltà a disfarsi degli oggetti, ingombro o acquisizione eccessiva) sono problematici;
  • con scarsa consapevolezza: l’individuo è per lo più convinto che le credenze e i comportamenti legati all’accumulo non siano problematici nonostante le evidenze contrarie;
  • con consapevolezza assente o convinzioni deliranti: l’individuo è completamente convinto che le credenze e i comportamenti legati all’accumulo non siano problematici nonostante le evidenze contrarie.

Ad oggi non è nota con certezza la prevalenza del disturbo da accumulo, ma secondo le stime si aggira intorno all’1,5-2% della popolazione generale, equamente distribuito tra maschi e femmine. 

Quali sono le cause?

Allo stato attuale non si è ancora giunti ad una chiara comprensione delle cause dei comportamenti di accumulo.

Secondo diversi studi condotti finora, il disturbo da accumulo è da considerarsi come un fenomeno complesso e multifattoriale, derivante da una combinazione di fattori genetici, emotivi e neurologici.

Nello specifico, sono state individuate queste principali possibili cause:

  • Fattori Genetici: studi genetici indicano una componente ereditaria nel disturbo da accumulo, con alcuni loci genetici identificati sui cromosomi 5, 6 e 14. Tuttavia, è necessaria ulteriore ricerca per confermare questi risultati;
  • Fattori emotivi: gli eventi traumatici durante la vita sono spesso associati a comportamenti di accumulo. Persone che hanno vissuto traumi possono percepire un senso di sicurezza nei propri oggetti, rendendo difficile separarsene. Inoltre, fattori emotivi come l’ansia da separazione e la tolleranza al disagio sono collegati alla gravità del disturbo. Interventi mirati a ridurre questi fattori emotivi possono risultare efficaci;
  • Fattori Neurologici: le evidenze sui correlati neurologici del disturbo da accumulo sono ancora inconcludenti, ma alcuni studi hanno identificato anomalie in diverse aree del cervello, come il giro cingolato anteriore e la corteccia insulare. Queste regioni sono coinvolte nei processi decisionali e nella gestione delle emozioni, e la loro disfunzione può contribuire alla difficoltà nel prendere decisioni e nel liberarsi degli oggetti.

Comprendere queste cause è fondamentale per sviluppare trattamenti più efficaci e personalizzati. Ulteriori studi, specialmente prospettici e con follow-up a lungo termine, sono necessari per chiarire meglio la natura di queste interazioni e migliorare gli interventi terapeutici.

Come si guarisce dalla disposofobia?

Il trattamento del disturbo da accumulo è complesso e richiede un approccio personalizzato che tenga conto delle specifiche esigenze del paziente. 

La combinazione di Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), supporto farmacologico e interventi di supporto sociale rappresenta la strategia più efficace per aiutare i pazienti a gestire e superare questo disturbo:

  • Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT): la CBT è il trattamento di prima linea per il disturbo da accumulo e mira a modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali associati all’accumulo. Gli elementi chiave della terapia includono:
    • Ristrutturazione cognitiva: aiuta i pazienti a identificare e modificare le credenze irrazionali riguardanti l’importanza e la necessità di conservare gli oggetti;
    • Esposizione e prevenzione della risposta: consiste nel graduale smaltimento degli oggetti accumulati mentre si affronta il disagio emotivo senza ricorrere all’accumulo;
    • Miglioramento delle abilità di decisione e organizzazione: sviluppare strategie per prendere decisioni più efficaci e per organizzare gli spazi abitativi.
  • Farmacoterapia: anche se non esiste un farmaco specifico per il disturbo da accumulo, alcuni farmaci possono essere utili nel trattare i sintomi associati, come l’ansia e la depressione. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono comunemente utilizzati e possono aiutare a ridurre i comportamenti di accumulo in alcuni pazienti.
  • Supporto sociale: il supporto da parte di familiari e amici è cruciale nel trattamento del disturbo da accumulo. I gruppi di supporto e le organizzazioni specializzate possono offrire risorse e sostegno emotivo sia ai pazienti che ai loro familiari. È importante che il supporto sia empatico e non giudicante, per aiutare il paziente a sentirsi compreso e motivato a cambiare;
  • Interventi professionali: in alcuni casi, può essere necessario l’intervento di professionisti come assistenti sociali e addetti alle pulizie, per aiutare a gestire gli spazi abitativi ingombrati. Questi interventi devono essere condotti in modo sensibile e rispettoso delle esigenze del paziente;
  • Terapia occupazionale: può aiutare i pazienti a migliorare le loro abilità di vita quotidiana, inclusa la gestione del tempo e l’organizzazione degli spazi. Questo tipo di terapia può essere particolarmente utile per sviluppare strategie pratiche per mantenere gli spazi abitativi funzionali;
  • Trattamento dei traumi: dato che gli eventi traumatici possono essere una causa significativa del disturbo da accumulo, affrontare questi traumi attraverso terapie specifiche, come la Terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), può essere un componente importante del trattamento.

Il percorso terapeutico per il trattamento del disturbo da accumulo deve essere cucito sulle specifiche condizioni ed esigenze del paziente, per questo è essenziale la guida di un professionista specializzato in questo tipo di psicopatologie.

Bibliografia:

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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