Disturbo Post Traumatico da Stress: riconoscerlo per combatterlo

Disturbo Post Traumatico Da Stress (Dpts O Ptsd)

Noto con gli acronimi PTSD e DPTS, relativamente Post Traumatic Stress Disorder e Disturbo Post Traumatico da Stress, indica una problematica piuttosto comune nella società odierna, che trova origine in un evento traumatico. Per quanto il sesso femminile possa soffrirne in modo più diffuso rispetto al maschile (10% vs 5%), si tratta di una vera e propria patologia che può interessare indistintamente tutti, a qualsiasi età.

Disturbo Post Traumatico da Stress: chi colpisce e perché?

Le cause del DPTS sono numerose. Il fattor comune è un’esperienza fortemente traumatica, singola o ripetuta, che provoca una forma di disagio mentale di difficile gestione.

Le persone più colpite hanno sopportato un abuso fisico e/o sessuale durante l’infanzia. Si tratta di un dato particolarmente allarmante, considerando quanto dice l’OMS, secondo cui addirittura fino a un/a bambino/a su 3 oggi subisce una violenza sessuale.

I motivi per cui una persona sviluppa lo stress post-traumatico possono essere molti e diversi tra loro. Può trattarsi di un evento catastrofico, violento o traumatico, vissuto in prima persona o raccontato da una persona cara.

Come si forma il trauma?

Un’esperienza d’impatto psicologico così forte provoca uno squilibrio del sistema nervoso, a cui segue un vero e proprio blocco. Ciò che è parte di quell’esperienza (suoni, immagini, colori, sensazioni, ecc.) viene automaticamente immagazzinato e conservato a livello neurologico.

Quando almeno uno degli stimoli di quell’esperienza si ripresenta anche a distanza di tempo, innesca uno stato mentale di disagio, che prende forma attraverso una serie di veri e propri sintomi.

Se tali sintomi, evidente sinonimo di sofferenza, si protraggono per oltre un mese, ostacolando il normale svolgimento delle attività quotidiane, probabilmente la diagnosi del medico confermerà il PTSD.

Fattori di rischio per la sindrome da stress post traumatico

È possibile individuare alcuni fattori di rischio che possono incentivare lo sviluppo e il protrarsi della sindrome post traumatica. Si raggruppano in 3 categorie e riguardano fattori presenti prima, durante e dopo l’evento che scatena il trauma.

Tra i fattori di rischio pretraumatici ci sono pregressi disturbi psichiatrici, come ansia e depressione, una possibile vulnerabilità genetica e un basso livello socio-scolastico. Tra i fattori peritraumatici individuiamo la durata e l’imprevedibilità dell’evento traumatico. Infine, i fattori postraumatici sono riconducibili all’assistenza e al sostegno percepiti a livello socio-sanitario, non sufficienti.

Disturbo post traumatico da stress: sintomi

Lo shock traumatico porta con sé sintomi che possono manifestarsi anche a distanza di mesi dall’esperienza in sé.

Se per una diagnosi di DPTS è necessaria la manifestazione dei sintomi per almeno un mese, la durata degli stessi non ha un limite massimo. Se prolungata, si parla di disturbo post traumatico da stress cronico.

Stress post traumatico: sintomi psicologici

La reazione emotivo-psicologica si può manifestare con:

Disturbo post traumatico: sintomi fisici

Fisicamente, il corpo può reagire con:

  • dolore al torace
  • capogiro
  • problemi gastrointestinali
  • emicranie
  • tachicardia
  • indebolimento del sistema immunitario
  • sudorazione
  • tensione muscolare
  • nausea
  • amnesia post-traumatica

Disturbi da stress post traumatico nei bambini

I sintomi del PTSD nei bambini possono variare.

Se da un lato sono accomunati agli adulti da sogni ricorrenti, ricordi, sentimenti negativi, nervosismo, dall’altro i più piccoli possono manifestare il loro shck post traumatico attraverso il gioco, difficoltà di attenzione e concentrazione a scuola e problemi di condotta. Spesso sembrano alienati e dissociati rispetto alle attività quotidiane.

Disturbo da stress post traumatico: rimedi

La sindrome post traumatica da stress può essere affrontata con due metodi, tra loro complementari: quello terapeutico e quello farmacologico.

Bisogna ricordare che entrambi gli approcci devono essere messi in pratica con l’aiuto di medici specialisti che, in seguito alla diagnosi appurata di DPTS, indicano il percorso migliore da seguire per risolvere la patologia.

Il trattamento psicoterapeutico si fonda sull’instaurazione di un rapporto medico-paziente che parte dai sintomi più evidenti per andare ad approfondire man mano i traumi alla base. L’obiettivo è indagare sulle memorie traumatiche, esponendo i ricordi più dolorosi, per effettuare una ristrutturazione cognitiva che rappresenti una solida base al fine di risolvere definitivamente il disagio mentale ed evitare future ricadute. La terapia cognitivo-comportamentale aiuta il paziente affetto da disturbo post traumatico da stress a identificare i suoi pensieri e le sue convinzioni negative, capendo dove e come intervenire, e quale sia il comportamento migliore da tenere qualora si ripresentasse uno stimolo associato all’evento traumatico.

Il trattamento farmacologico è utile quando lo stato di disagio psicologico è talmente grave da non poter essere risolto solamente con la psicoterapia. Quando ansia e depressione post traumatica sono accompagnate da insonnia, ad esempio, il percorso farmacologico associato a quello psico-terapeutico può aiutare ad attenuare l’intensità dei sintomi e a rafforzare i “traguardi” della terapia.

In associazione al trattamento farmacologico – e psicoterapeutico -, è possibile seguire una terapia patogenetica, il cui obiettivo è rafforzare gli effetti benefici dei due percorsi, senza provocare sedazione e/o dipendenza nel paziente.

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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