Com’è noto, ad oggi non è ancora chiara quale sia la causa alla base del morbo di Parkinson, anche se sono state individuati dei possibili fattori che predispongono alla malattia e ne aumentano il rischio. Uno di questi fattori consiste nel ruolo della dopamina.
In effetti, come dimostrato da numerosi studi, il Parkinson è una malattia in cui la dopamina, un’importante sostanza chimica del cervello, viene a mancare.
In chi soffre di Parkinson, i recettori della dopamina subiscono cambiamenti a causa della perdita dei neuroni che producono questa sostanza, e dei farmaci utilizzati per trattare la malattia.
Come riportato dalla AANS – American Association of Neurological Surgeons, i sintomi del Parkinson si sviluppano in pazienti con una perdita pari o superiore all’80% delle cellule produttrici di dopamina nella substantia nigra.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire qual è il ruolo della dopamina nello sviluppo del Parkinson.
Dopamina e Parkinson
La malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa causata dalla morte dei neuroni, cioè delle cellule cerebrali responsabili della produzione di dopamina, un importante neurotrasmettitore nel cervello, coinvolto in molte funzioni, tra cui il controllo del movimento e la regolazione dell’umore.
Come si può leggere in un autorevole studio pubblicato nel 2021, dal titolo Dopamine in Parkinson’s disease, la dopamina viene prodotta in una parte del cervello chiamata “substantia nigra”, situata nel mesencefalo, e si diffonde in diverse aree del cervello, come il bulbo olfattivo, l’ipotalamo e la retina.
I suoi recettori, a cui si lega per esercitare i suoi effetti, sono di cinque tipi principali, D1, D2, D3, D4 e D5, a loro volta divisi in due gruppi: quelli simili a D1 (tipi 1 e 5) e quelli simili a D2 (tipi 2, 3 e 4).
Quando la dopamina viene ossidata, cioè quando reagisce con l’ossigeno, si formano diverse sostanze chimiche. Alcune di queste sostanze, possono essere dannose per i neuroni, contribuendo ad esempio alla formazione di accumuli tossici di proteine, disfunzioni nei mitocondri (le centrali energetiche delle cellule), e stress ossidativo, che può danneggiare le cellule.
Poiché la dopamina è un neurotrasmettitore, le sue basse concentrazioni nella substantia nigra impediscono la trasmissione degli impulsi nervosi e il cervello non riesce a trasmettere i segnali nel modo corretto.
Carenza di dopamina nei pazienti affetti dal Parkinson
Il ruolo della dopamina nello sviluppo del Parkinson è centrale, e si concentra principalmente sulla sua funzione nei gangli della base, una serie di nuclei cerebrali profondi che sono fondamentali per il controllo del movimento.
Nel Parkinson, i neuroni dopaminergici, che producono e rilasciano dopamina, presenti nella substantia nigra, degenerano progressivamente. Questo porta a una riduzione della dopamina disponibile nel cervello, particolarmente nelle aree che controllano il movimento.
Di conseguenza, la perdita di dopamina provoca i sintomi motori caratteristici del Parkinson, come tremori, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti e instabilità posturale.
Oltre ai sintomi motori, la riduzione della dopamina può influire anche su altre funzioni cognitive e emotive, contribuendo a sintomi non motori del Parkinson, come depressione, ansia e problemi cognitivi.
Per approfondire quest’ultimo aspetto, invitiamo a leggere il nostro articolo Qual è la relazione tra depressione e Parkinson.
Bibliografia
- Dopamine Receptors in Parkinson’s Disease: A Meta-Analysis of Imaging Studies, Valtteri Kaasinen MD, Tero Vahlberg MSc, A. Jon Stoessl MD, Antonio P. Strafella MD, Angelo Antonini MD, Movement Disorders – International Parkinson and Movement Disorder Society;
- Dopamine in Parkinson’s disease, Saad Latif et Al., Clinica Chimica Acta;
- The role of dopamine in the brain – lessons learned from Parkinson’s disease, David Meder, Damian Marc Herz, James Benedict Rowe, Stéphane Lehéricy, Hartwig Roman Siebner, NeuroImage;
- Parkinson’s Disease, AANS – American Association of Neurological Surgeons.
Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.