Fosfatidilserina: cos’è e qual è il suo ruolo nell’alimentazione

Fosfatidilserina

Componente essenziale delle membrane cellulari, la fosfatidilserina presenta delle interessanti connessioni con il cervello e con la salute mentale e il benessere di ogni persona, in particolare degli anziani. 

Ma che cos’è la fosfatidilserina, a cosa serve, quali sono i suoi legami con l’alimentazione e, in particolare, con il cortisolo? Scopriamolo.

Fosfatidilserina: cos’è?

La fosfatidilserina è un glicerofosfolipide e gioca un ruolo cruciale nel sistema nervoso centrale e nel cervello, influenzando le membrane cellulari, soprattutto dei neuroni, di cui regola l’integrità e la permeabilità.

Può essere ottenuta da fonti animali e da fonti vegetali, le quali differiscono nella tipologia di acidi grassi. Mentre la fosfatidilserina vegetale si ottiene principalemente dalla soia, la fosfatidilserina animale proviene dai tessuti cerebrali di maiali o mucche.

Ma vediamo a cosa serve questa molecola e come può essere collegata alla nutrizione e al benessere.

A cosa serve la fosfatidilserina?

La fosfatidilserina, elencata dal Ministero della Salute come “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”, svolge un importante ruolo principalmente in fatto di:

  • Costituzione delle membrane biologiche
  • Regolazione dei processi cellulari

Le sue proprietà benefiche includono:

  • Incremento della massa muscolare
  • Miglioramento della memoria e delle prestazioni cognitive
  • Sostenimento del sistema nervoso
  • Supporto alla concentrazione e resistenza allo stress
  • Riduzione dei sintomi della depressione
  • Regolazione dei livelli di cortisolo
  • Modulazione dei livelli di testosterone

Abbassare il cortisolo con la fosfatidilserina

Il cortisolo, noto anche come l’ormone dello stress, è una sostanza prodotta dalle ghiandole surrenali in risposta a situazioni di tensione o stress. Svolge un ruolo vitale nel regolare il metabolismo, controllare l’infiammazione e mantenere l’equilibrio del sistema immunitario.

Tuttavia, un’elevata e prolungata esposizione al cortisolo può avere effetti negativi; può, ad esempio, compromettere la salute immunitaria, aumentare la pressione sanguigna e perfino influenzare negativamente la composizione corporea.

Quando i livelli di cortisolo rimangono costantemente elevati a causa dello stress cronico, possono verificarsi conseguenze indesiderate. Ed è qui che entra in gioco la fosfatidilserina. 

Studi preliminari suggeriscono che la fosfatidilserina potrebbe avere un ruolo nel moderare i livelli di cortisolo, contribuendo così a ridurre l’impatto negativo dello stress prolungato sul corpo. Il suo potenziale nel favorire il ritorno dei livelli di cortisolo a uno stato equilibrato potrebbe rendere la fosfatidilserina un interessante alleato nel mantenimento del benessere generale, specialmente quando ci si trova ad affrontare periodi di tensione o allenamenti intensi.

Dobbiamo specificare che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno questo meccanismo e definire le modalità ottimali di utilizzo della fosfatidilserina per questi scopi.

Fosfatidilserina, sistema cognitivo e alimentazione

Gli studi condotti in merito alla fosfatidilserina hanno fornito interessanti indicazioni sugli effetti e le limitazioni di questa molecola. È importante notare che il suo ruolo e i benefici potenziali possono variare in base alla fonte di origine e ai tipi di alimenti che la contengono.

L’opinione del panel della European Food Safety Authority è stata che non vi è una relazione di causa ed effetto tra il consumo di fosfatidilserina e diverse conseguenze positive per l’organismo, come il miglioramento della memoria e delle capacità cognitive negli anziani, la salute mentale, la funzione cognitiva e la riduzione dello stress. Questo è dovuto alle possibili differenze tra la fosfatidilserina derivante dalla corteccia cerebrale animale e quella ottenuta dalla soia, le quali potrebbero avere diverse attività biologiche.

Tuttavia, nel maggio 2003, la Food and Drug Administration ha concesso alla fosfatidilserina uno “status di salute qualificato”, permettendo l’indicazione sulla confezione che il suo consumo potrebbe ridurre il rischio di demenza e disfunzione cognitiva negli anziani, con la precisazione che la ricerca è ancora preliminare e limitata.

Una revisione del 2020 su tre studi clinici ha infine confermato che la fosfatidilserina potrebbe essere efficace nel migliorare le funzioni cognitive nelle persone anziane con leggero declino cognitivo.

Per integrare la fosfatidilserina nella dieta, è possibile fare affidamento principalmente su fonti come carne e pesce. Anche se piccole quantità si trovano nei latticini e nelle verdure, fagioli bianchi e lecitina di soia sono alcune delle fonti che contengono la più alta concentrazione di fosfatidilserina, arrivando al 3% dei fosfolipidi totali. 

Controindicazione e avvertenze

Infine, ricordiamo che assumere fosfatidilserina tramite integratori è sconsigliato a chi sta seguendo terapie anticoagulanti, in quanto potrebbe potenziarne gli effetti e aumentare il rischio di emorragie. Anche i soggetti con una predisposizione alle emorragie dovrebbero evitarne l’assunzione.

Un rapporto sulla sicurezza del 2002 ha suggerito che l’integrazione di fosfatidilserina negli anziani, rispettando certe dosi, è considerata sicura. Tuttavia, poiché le risposte individuali possono variare e possono esserci interazioni con farmaci o condizioni mediche preesistenti, è fondamentale consultare sempre un medico prima di iniziare qualsiasi forma di integrazione con la fosfatidilserina.

Fonti e bibliografia

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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