Il senso di colpa è un’emozione umana comune e del tutto normale, che può motivarci a riparare i torti e a migliorare il nostro comportamento. Tuttavia, quando diventa eccessivo, persistente e sproporzionato rispetto alle situazioni reali, si parla di senso di colpa patologico.
Questa condizione può avere un impatto devastante sulla salute mentale e sul benessere generale, interferendo con le relazioni interpersonali, la produttività lavorativa e la qualità della vita.
Come vedremo più nel dettaglio nel corso di questo articolo, il senso di colpa patologico può essere associato a diversi disturbi dell’umore, dalla depressione all’ansia, passando per il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e il disturbo post-traumatico da stress (DPTS), rappresentando una sfida complessa da affrontare.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire come riconoscere, affrontare e gestire il senso di colpa patologico.
I tipi di senso di colpa patologico
Il senso di colpa patologico si manifesta in diverse forme, influenzando pensieri, emozioni e comportamenti.
In letteratura, si individuano due tipi principali di senso di colpa patologico: altruistico e deontologico.
1. Senso di colpa altruistico
Questo tipo di senso di colpa emerge dalla convinzione che le proprie azioni causino sofferenza negli altri. La persona si percepisce come responsabile del dolore o del disagio altrui, anche quando non vi è una reale connessione tra le proprie azioni e le conseguenze negative.
Rientrano in questa categoria i seguenti sottotipi:
- colpa da danno arrecato: si prova quando si ritiene di aver effettivamente danneggiato qualcuno con le proprie azioni;
- senso di colpa del sopravvissuto: si sperimenta quando ci si sente in colpa per essere sopravvissuti a un evento traumatico in cui altri hanno perso la vita o hanno subito gravi danni;
- senso di colpa da separazione/slealtà: si attiva quando ci si sente in colpa per aver preso le distanze dal proprio nucleo familiare o dal gruppo di appartenenza, come se si stesse tradendo la loro fiducia o causando loro sofferenza;
- senso di colpa da responsabilità onnipotente: deriva dalla convinzione di dover prendersi cura delle persone care in difficoltà, anche a costo di sacrificare la propria libertà e i propri bisogni.
2. Senso di colpa deontologico
Il senso di colpa deontologico, detto anche morale o etico, si manifesta quando si ritiene di aver violato norme o principi morali, anche in assenza di un danno effettivo arrecato a terzi.
La persona si sente in colpa per aver pensato o desiderato qualcosa di considerato sbagliato o immorale, indipendentemente dalle conseguenze concrete delle proprie azioni.
Ad esempio, una persona con un forte senso di colpa deontologico potrebbe sentirsi in colpa per aver avuto pensieri blasfemi o per aver desiderato di fare del male a qualcuno, anche se non ha mai agito in base a questi pensieri.
Impatto del senso di colpa patologico
Entrambi i tipi di senso di colpa patologico su descritti, possono contribuire allo sviluppo e al mantenimento di diversi disturbi mentali. Nel DOC, ad esempio, il senso di colpa deontologico sembra giocare un ruolo chiave nell’alimentare dubbi ossessivi e comportamenti compulsivi. Nelle persone con DPTS, il senso di colpa del sopravvissuto può ostacolare il processo di elaborazione del trauma e contribuire a sintomi come ansia, depressione e isolamento sociale.
Ricordiamo che quando si parla di senso di colpa patologico non si fa riferimento ad una semplice emozione passeggera, del tutto fisiologica e normale, ma ad una condizione persistente che interferisce con la vita quotidiana e mina il benessere psicologico.
Di conseguenza, riconoscere i diversi tipi di senso di colpa patologico è fondamentale per poter intervenire in modo mirato e affrontare questa condizione con successo.
Quali sono i segni di un senso di colpa eccessivo?
Il senso di colpa eccessivo, o patologico, si manifesta con una serie di segnali che vanno oltre la normale esperienza di questa emozione.
Vediamo, quindi, quali sono queste manifestazioni:
- costante preoccupazione per aver fatto qualcosa di sbagliato, anche in assenza di prove concrete;
- rimuginare ossessivamente su errori passati e su possibili scenari alternativi;
- sensazione di essere una persona cattiva o indegna;
- difficoltà a perdonarsi per gli errori commessi;
- paura eccessiva delle conseguenze delle proprie azioni, anche per azioni di poco conto;
- autocritica severa e costante, che porta a una bassa autostima e a un’immagine negativa di sé;
- senso di responsabilità eccessivo per eventi o situazioni che sono al di fuori del proprio controllo;
- evitamento di situazioni che potrebbero scatenare il senso di colpa;
- comportamenti compulsivi volti a espiare la colpa o a prevenire danni immaginari, come lavarsi ripetutamente le mani, controllare ossessivamente le cose o chiedere costantemente rassicurazioni;
- eccessiva ricerca di approvazione da parte degli altri, nel tentativo di alleviare il senso di colpa e di sentirsi degni di amore e accettazione;
- difficoltà a prendere decisioni per paura di sbagliare e di causare danni;
- isolamento sociale e ritiro dalle relazioni interpersonali per vergogna e paura del giudizio;
- auto-sabotaggio e tendenza a boicottare i propri successi per paura di non meritarli o di suscitare l’invidia altrui;
- problemi di sonno, come insonnia o difficoltà ad addormentarsi;
- disturbi gastrointestinali, come mal di stomaco, nausea o diarrea;
- tensione muscolare e dolori cronici;
- stanchezza e mancanza di energia.
La presenza di uno o più di questi segni non significa automaticamente che si soffre di un senso di colpa patologico. È consigliabile consultare un professionista della salute mentale per una valutazione e un eventuale trattamento.
Come affrontare il senso di colpa patologico
Affrontare il senso di colpa patologico richiede un approccio multifattoriale che coinvolge sia la comprensione della natura del problema sia l’implementazione di strategie efficaci per gestirlo.
Vediamo alcuni suggerimenti utili per affrontare questa condizione potenzialmente invalidante:
- riconoscere e accettare il problema: il primo passo è riconoscere che si sta soffrendo di un senso di colpa eccessivo e sproporzionato. Questo significa imparare a identificare i propri schemi di colpa e ad accettare che si è vulnerabili a questa emozione. È fondamentale non giudicarsi per provare queste emozioni, ma semplicemente riconoscerle come un problema che necessita di essere affrontato;
- valutare la colpa in modo realistico: una volta riconosciuto il problema, è importante valutare la colpa in modo obiettivo e realistico. Chiedersi se si è veramente responsabili della situazione che genera senso di colpa o se si sta esagerando il proprio ruolo. Spesso, infatti, il senso di colpa patologico si basa su distorsioni cognitive che amplificano la propria responsabilità e minimizzano i fattori esterni. Imparare a distinguere tra colpa reale e colpa immaginaria è essenziale per liberarsi da un peso emotivo ingiustificato;
- sfidare i pensieri negativi: il senso di colpa patologico è spesso alimentato da pensieri e credenze negative su se stessi. Questi pensieri possono assumere la forma di autocritiche severe, generalizzazioni eccessive o catastrofizzazioni. Imparare a sfidare questi pensieri negativi, mettendone in discussione la validità e cercando di sostituirli con pensieri più realistici e positivi, è un passo fondamentale per ridurre il senso di colpa;
- imparare a perdonarsi: perdonare se stessi per gli errori del passato è un atto di compassione e di auto-cura. Comprendere che gli errori fanno parte dell’essere umano e che è possibile imparare da essi senza rimanere intrappolati nel senso di colpa;
- concentrarsi sul presente: rimanere intrappolati nel passato, rimuginando sugli errori commessi e sui possibili scenari alternativi, alimenta solo il senso di colpa e l’impotenza. Invece di concentrarsi sul passato, è importante spostare l’attenzione sul presente e su ciò che si può fare concretamente per migliorare la situazione;
- imparare a gestire le emozioni: il senso di colpa patologico è spesso accompagnato da altre emozioni intense come rabbia, angoscia, vergogna e ansia. Imparare a gestire queste emozioni in modo sano è fondamentale per ridurre l’impatto del senso di colpa;
- tecniche di esposizione: per alcune persone, l’esposizione graduale alle situazioni che generano senso di colpa può essere un modo efficace per affrontarlo e ridurne l’intensità. Questo approccio, simile a quello utilizzato nella terapia cognitivo-comportamentale (TCC), prevede di esporsi gradualmente alle situazioni temute, partendo da quelle meno ansiogene fino ad arrivare a quelle più difficili. L’esposizione ripetuta aiuta a desensibilizzarsi alla paura e al senso di colpa, permettendo di acquisire maggiore fiducia nelle proprie capacità di gestione;
- cercare aiuto professionale: quando il senso di colpa diventa ingestibile e interferisce significativamente con la vita quotidiana, è fondamentale cercare aiuto professionale. Uno psicoterapeuta può aiutare a comprendere le cause del senso di colpa, a sviluppare strategie di coping personalizzate e ad affrontare eventuali disturbi mentali sottostanti. In alcuni casi, il medico potrebbe consigliare anche una farmacoterapia per gestire i sintomi associati al senso di colpa, come l’ansia o la depressione.
Il senso di colpa patologico è un problema comune che può essere affrontato e superato con l’aiuto delle giuste strategie e, se necessario, con il supporto di un professionista.
Fonti
- L’influenza del senso di colpa sulle scelte, Francesco Mancini, Amelia Gangemi, Cognitivismo Clinico (2004);
- Inquadramento e trattamento del senso di colpa nel Disturbo Narcisistico di Personalità con la Terapia Metacognitiva Interpersonale, Virginia Valentino, Giancarlo Dimaggio, Quaderni Di Psicoterapia Cognitiva;
- Signs of Guilt: Obsessive-Compulsive Disorder, Depression, Physical Symptoms, and Overcoming Excessive Guilt, revisione medica di Smitha Bhandari, MD, WebMD;
- Guilt Complex: Definition, Symptoms, Traits, Causes, Treatment, di Kendra Cherry, Verywell Mind;
- Definition and measurement of guilt: Implications for clinical research and practice, Carlos Tilghman-Osborne, David A. Cole, Julia W. Felton, Clinical Psychology Review.
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