Ma si può davvero morire di crepacuore? Stress, emozioni forti o dispiaceri intensi possono davvero danneggiare il cuore al punto da provocare la morte? Per rispondere a queste domande, è necessario parlare della cosiddetta sindrome del cuore infranto, conosciuta anche come sindrome di Takotsubo o cardiomiopatia da stress, una condizione cardiaca temporanea e reversibile che si manifesta con un improvviso indebolimento del muscolo cardiaco.
Questa sindrome è spesso la risposta a un evento stressante o a forti emozioni, evidenziando un forte legame tra la mente e il cuore.
La condizione prende il nome dal “takotsubo”, una trappola giapponese per polpi, a causa della caratteristica forma che assume il ventricolo sinistro del cuore – la camera principale che pompa il sangue – quando è colpito: l’estremità finale si arrotonda, mentre la punta si assottiglia. Questo temporaneo “stordimento” del muscolo cardiaco influisce sulla sua capacità di pompare il sangue in modo efficace.
Sebbene i sintomi possano essere simili a quelli di un infarto, inclusi dolore al torace e respiro corto, nella sindrome del cuore infranto non vi è evidenza di ostruzioni significative nelle arterie coronarie. La condizione è generalmente trattabile e la maggior parte delle persone colpite guarisce completamente nel giro di giorni o settimane, con il muscolo cardiaco che recupera la sua funzione normale.
Quali sono le cause?
La sua causa precisa della sindrome del cuore infranto non è ancora del tutto chiara, ma si ritiene che sia scatenata da una massiccia scarica di ormoni dello stress.
Vediamo, quindi, quali sono le possibili cause sottostanti:
- stress acuto: la sindrome si manifesta tipicamente a seguito di un evento di stress improvviso e acuto, sia esso emotivo o fisico. Nonostante ciò, in una percentuale di casi (fino al 30%), non viene identificato alcun fattore scatenante;
- reazione ormonale allo stress:
- il corpo, in risposta a un evento stressante, produce un’elevata quantità di ormoni e proteine dello stress, come adrenalina, noradrenalina e cortisolo;
- questa quantità eccessiva di ormoni può “stordire” temporaneamente le cellule del muscolo cardiaco, in particolare quelle del ventricolo sinistro, impedendo loro di contrarsi correttamente;
- l’eccesso di adrenalina e noradrenalina può portare a un aumento della concentrazione di calcio a livello intracellulare nelle cellule cardiache, alterando la loro capacità di pompare correttamente;
- possono anche avere un effetto vasocostrittore, causando un restringimento temporaneo delle piccole arterie che irrorano il cuore (coronarie e microcircolo), compromettendo il flusso sanguigno;
- alcune teorie suggeriscono anche alterazioni nella struttura del muscolo cardiaco stesso;
- è stato anche evidenziato un possibile squilibrio del sistema nervoso autonomo, con anomalie parasimpatiche, come fattore cruciale.
- stressori emotivi negativi: lutti (morte di una persona cara, di un parente, amico o animale domestico), divorzi o separazioni, licenziamenti o perdita del lavoro, problemi finanziari o perdita di denaro, paura intensa, liti accese, tradimenti o rifiuti romantici, ricevere brutte notizie (come una diagnosi di cancro), violenza domestica;
- stressori emotivi positivi: sebbene più rari, anche eventi di gioia intensa come feste a sorpresa, vincite alla lotteria, nascite o matrimoni possono innescare la sindrome.
- stressori fisici:
- condizioni mediche acute o croniche: febbre alta, ictus, crisi epilettiche, difficoltà respiratorie come attacchi d’asma o enfisema, COVID-19, ipoglicemia (basso livello di zucchero nel sangue), emorragie significative o perdita di sangue.
- traumi o procedure: dolore severo, fratture ossee, interventi chirurgici maggiori, un test da sforzo cardiaco.
- eventi fisici estenuanti.
- fattori farmacologici e droghe illegali: raramente, l’uso di determinati farmaci o droghe illecite può indurre la sindrome innescando una scarica di ormoni dello stress.
In sintesi, la sindrome del cuore infranto è primariamente una risposta fisica ad uno stress intenso, che si traduce in un malfunzionamento cardiaco temporaneo a causa di un’eccessiva reazione ormonale del corpo.
Quali sono i sintomi della sindrome del cuore infranto?
La sindrome del cuore infranto si manifesta con sintomi che spesso simulano quelli di un infarto miocardico, rendendo essenziale una diagnosi differenziale immediata.
I sintomi principali che le persone colpite possono avvertire sono i seguenti:
- dolore al torace (angina), spesso improvviso e severo;
- respiro corto o difficoltà a respirare (dispnea).
Oltre a questi, possono presentarsi altri segni e sintomi:
- palpitazioni o battito cardiaco irregolare (aritmie);
- sudorazione (diaforesi);
- vertigini;
- pressione sanguigna bassa (ipotensione);
- svenimenti (sincope o lipotimia);
- stanchezza o affaticamento.
L’insorgenza di questi sintomi può avvenire da pochi minuti a diverse ore dopo un evento stressante, sia esso emotivo o fisico.
A livello cardiaco, la sindrome si manifesta con un indebolimento improvviso e temporaneo del muscolo cardiaco, in particolare del ventricolo sinistro. Come già accennato prima, questo indebolimento influisce sulla capacità del cuore di pompare il sangue in modo efficace.
Una caratteristica distintiva è la modifica della forma del ventricolo sinistro, che assume una configurazione che ricorda la trappola giapponese per polpi da cui prende il nome la condizione (takotsubo): l’estremità finale si arrotonda, mentre la punta si assottiglia. Mentre l’apice del cuore può bloccarsi e non contrarsi, la base può contrarsi in modo ipercinetico.
Dal punto di vista diagnostico, gli esami possono mostrare:
- un elettrocardiogramma (ECG) con alterazioni simili a quelle di un infarto;
- analisi del sangue che rilevano livelli elevati di enzimi cardiaci come troponina, mioglobina e CK MB, tipici di un danno miocardico.
- a differenza di un infarto, l’angiografia coronarica non evidenzia ostruzioni significative nelle arterie coronarie.
Per approfondire, consigliamo la lettura dei nostri articoli “In che modo l’ansia influisce sulla salute cardiovascolare?” e “Come distinguere l’ansia dai problemi cardiaci”.
Si può morire di crepacuore?
Sì, è possibile morire di “crepacuore”, ovvero di sindrome di Tako-tsubo. Nonostante sia generalmente una condizione temporanea e curabile, e nella maggior parte dei casi le persone colpite recuperano completamente entro giorni o settimane, in rari casi può essere fatale.
Le stime di morte a causa della sindrome di Takotsubo variano dallo 0% all’8%. La prognosi è solitamente positiva, con un tasso di guarigione che si attesta nel 96% dei casi.
Sebbene rare, le complicazioni possono includere:
- grave debolezza del muscolo cardiaco che può portare a insufficienza cardiaca congestizia;
- pressione sanguigna bassa (ipotensione);
- shock cardiogeno;
- aritmie cardiache (battito cardiaco irregolare) potenzialmente letali;
- eccesso di liquido nei polmoni (edema polmonare);
- coaguli di sangue nel cuore;
- raramente, rottura del ventricolo sinistro del cuore;
- in alcune circostanze molto rare, può anche causare arresto cardiaco.
Nonostante queste possibili gravi complicazioni, la condizione può migliorare molto rapidamente sotto la cura di medici esperti, e anche le persone gravemente malate tendono a recuperare.
I pazienti che sviluppano la sindrome a causa di fattori scatenanti emotivi hanno una buona prognosi a cinque anni, mentre quelli con stressori fisici possono avere una prognosi peggiore a causa di eventi neurologici concomitanti, come un ictus.
Un motivo in più per non sottovalutare lo stress o le conseguenze di un dolore emotivo molto forte, come la fine di una relazione amorosa. Il cuore spezzato può fare veramente male.
È vero che colpisce di più le donne?
Si, è vero! La sindrome del cuore infranto si manifesta con una netta preferenza per il genere femminile.
I dati mostrano infatti che oltre il 90% dei casi diagnosticati riguarda le donne, in particolare quelle in post-menopausa, con un’età compresa tra i 58 e i 77 anni. Superati i 55 anni, il rischio di sviluppare questa condizione aumenta di ben cinque volte, mentre appena il 3% dei casi si registra in donne con meno di 50 anni.
Ma perché questa differenza? Sebbene le cause non siano ancora del tutto chiare, l’ipotesi più accreditata chiama in causa gli estrogeni. Questi ormoni sembrano svolgere un ruolo protettivo per il cuore, schermandolo dagli effetti dannosi degli ormoni dello stress. Con il calo estrogenico tipico della menopausa, le donne perderebbero questa difesa naturale, diventando più vulnerabili agli effetti di un forte e improvviso shock emotivo.
Infine, a questi si aggiungono altri fattori di rischio comuni a entrambi i sessi, come una storia di ansia, depressione o disturbi neurologici (ad esempio ictus o convulsioni).
Per approfondire, invitiamo a leggere anche il nostro articolo Perché la depressione è più diffusa tra le donne che tra gli uomini?.
Domande frequenti (FAQ)
Cos’è la Sindrome del Cuore Infranto?
La sindrome del cuore infranto, o Takotsubo, è un’improvvisa e temporanea debolezza del muscolo cardiaco, spesso scatenata da stress emotivo o fisico acuto. Il ventricolo sinistro del cuore cambia temporaneamente forma, assumendo quella di una trappola giapponese per polpi (“takotsubo”). È generalmente reversibile, con un recupero completo in giorni o settimane.
Come si manifesta (sintomi)?
I sintomi simulano quelli di un infarto, includendo dolore toracico improvviso e severo (angina) e respiro corto. Possono comparire anche sudorazione, vertigini, palpitazioni, battito cardiaco irregolare, bassa pressione sanguigna e svenimenti. Questi sintomi possono manifestarsi da pochi minuti a diverse ore dopo l’evento stressante.
Quali sono le cause?
La causa esatta non è del tutto chiara, ma si ritiene sia dovuta a una massiccia scarica di ormoni dello stress (come adrenalina e noradrenalina). Questa reazione può “stordire” temporaneamente le cellule cardiache o causare un restringimento delle piccole arterie del cuore. Gli inneschi possono essere stressori emotivi intensi (es. lutto, divorzio, paura, gioia intensa) o fisici (es. malattie gravi, interventi chirurgici, traumi).
Si può morire di “crepacuore”?
Sì, è possibile morire di sindrome del cuore infranto, sebbene sia un evento raro. La prognosi è generalmente buona, con un tasso di guarigione che si attesta nel 96% dei casi. Tuttavia, possono verificarsi complicazioni gravi come insufficienza cardiaca grave, shock, aritmie potenzialmente letali o arresto cardiaco.
Chi è più a rischio?
La sindrome colpisce prevalentemente le donne (oltre il 90% dei casi), in particolare quelle in post-menopausa, tra i 58 e i 75 anni. Si ipotizza che il calo degli estrogeni dopo la menopausa possa ridurre la protezione del cuore dagli effetti dannosi degli ormoni dello stress. Altri fattori di rischio includono una storia di ansia, depressione o disturbi neurologici.
Come si differenzia da un infarto?
Entrambe le condizioni presentano sintomi simili. La differenza chiave è che nella sindrome del cuore infranto non ci sono ostruzioni significative nelle arterie coronarie, tipiche dell’infarto. Il danno cardiaco è temporaneo, dovuto agli ormoni dello stress, e di solito si risolve senza cicatrici permanenti.
Come viene diagnosticata?
La diagnosi richiede una serie di esami, dato che i sintomi sono simili a quelli dell’infarto. Tra questi, elettrocardiogramma (ECG), analisi del sangue (per enzimi cardiaci elevati) ed ecocardiogramma (per visualizzare il caratteristico “apical ballooning”). L’angiografia coronarica è fondamentale per escludere ostruzioni, distinguendo così la sindrome da un infarto.
Qual è il trattamento?
Non esiste una terapia specifica, ma la condizione è curabile. Il trattamento prevede l’uso di farmaci come ACE-inibitori, beta-bloccanti e diuretici per ridurre il carico di lavoro del cuore e prevenire futuri episodi. Si consiglia anche di apprendere e praticare tecniche di gestione dello stress e rilassamento (es. meditazione, yoga).
Si può prevenire?
Non esistono metodi certi per prevenire completamente la sindrome. Tuttavia, imparare a gestire e ridurre lo stress emotivo e fisico è fortemente consigliato. Adottare uno stile di vita sano (alimentazione equilibrata, esercizio fisico regolare, sonno adeguato e connessioni sociali) può contribuire a migliorare la salute cardiaca e potenzialmente diminuire il rischio.
Si può avere più di una volta?
La sindrome del cuore infranto generalmente non recidiva dopo il primo episodio. Tuttavia, in una piccola percentuale di casi (stimata tra il 4% e il 10% dei pazienti), è possibile che si verifichi un episodio ricorrente.
Qual è la prognosi a lungo termine?
La prognosi è solitamente buona, e la maggior parte dei pazienti si riprende completamente senza danni cardiaci permanenti. Tuttavia, la prognosi può essere meno favorevole se la sindrome è stata innescata da stressori fisici o è associata a eventi neurologici come un ictus. È spesso raccomandato un follow-up cardiologico e una terapia farmacologica a lungo termine (circa 3-6 mesi) per monitorare il recupero e ridurre il rischio di recidive.
Fonti
- Attacchi di panico e cuore: la sindrome di Takotsubo, Centro Cardiologico Roma Cuore;
- Esiste la sindrome del cuore spezzato?, DMEVC;
- Sindrome di Tako-Tsubo, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda;
- Sindrome di Tako Tsubo o del cuore spezzato: segnali e cura, ISSalute;
- Sindrome del cuore infranto: perché alle donne si spezza il cuore?, Humanitas Medical Care;
- Sindrome di Takotsubo, Nurse24.it;
- Is Broken Heart Syndrome Real?, American Heart Association;
- Broken Heart Syndrome, Ilan Shor Wittstein, M.D., Johns Hopkins Medicine;
- Takotsubo cardiomyopathy (broken-heart syndrome), revisione di Howard E. LeWine, MD, Chief Medical Editor, Harvard Health Publishing;
- Broken Heart Syndrome: Symptoms & Causes, Cleveland Clinic;
- Broken heart syndrome – Symptoms and causes, Mayo Clinic;
- Takotsubo Syndrome Clinical Studies, Harmony R. Reynolds, MD., associate director of NYU Langone’s Cardiovascular Clinical Research Center, NYU Langone Health;
- Takotsubo Syndrome, NYU Langone Health.
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