La sindrome del nido vuoto è un concetto che descrive una serie di sintomi tra cui solitudine, dolore e perdita di scopo che alcuni genitori provano quando i figli lasciano la casa per l’università, la carriera o le relazioni. È un fenomeno ben riconosciuto – il termine “Empty Nest” (Nido Vuoto) è stato coniato da Dorothy Canfield nel suo libro “Mothers and Children” pubblicato nel 1914 – sebbene non sia una condizione di salute mentale ufficialmente diagnosticata.
Inizia con la partenza dei figli dalla casa dei genitori per trasferirsi altrove per scopi educativi o professionali, e rientra nella fase di “contrazione” del ciclo di vita familiare, che coincide con la partenza del primo figlio e termina con quella dell’ultimo.
Si tratta, bisogna dirlo, di una transizione significativa; molti genitori dedicano molti anni al benessere dei figli, e quando non necessitano più di cure costanti, possono sentirsi senza direzione, persi ed estremamente soli. È un’esperienza spesso descritta come dolorosa e può portare a stress emotivo, conflitto di identità, depressione, senso di colpa, ansia, panico, ma anche perdita di interesse nelle attività precedentemente apprezzate e una generale sensazione di mancanza di scopo.
Anche se la partenza dei figli è un evento oggettivo, la sindrome si riferisce all’esperienza soggettiva, spesso negativa, di questa transizione. Nonostante sia una fase difficile per alcuni, altri genitori si adattano rapidamente o vedono la fase del nido vuoto come un’opportunità positiva per crescita personale, riconnessione di coppia, maggiore cura di sé e flessibilità per dedicarsi ad attività desiderate.
Quali sono i sintomi tipici della sindrome del nido vuoto?
La sindrome del nido vuoto è associata a una serie di sintomi ed esperienze che alcuni genitori possono manifestare quando i figli lasciano la casa per proseguire gli studi, iniziare una carriera o per ragioni relazionali.
Tra i sintomi psicologici ed emotivi più comuni vi sono:
- Solitudine.
- Dolore estremo o forte senso di perdita.
- Ansia o panico.
- Depressione.
- Stress e preoccupazione eccessiva per i figli.
- Senso di colpa.
- Conflitto di identità, soprattutto se l’identità del genitore era definita in gran parte dal suo ruolo.
- Perdita di scopo generale o perdita di interesse nelle attività precedentemente apprezzate.
- Sentimenti di infelicità o disagio.
- Insoddisfazione nella vita.
- Isolamento.
- Vuoto.
- Irritabilità.
- Senso di impotenza.
- Senso di rifiuto o inadeguatezza emotiva.
- Apatia.
- Perdita di speranza.
- Emozioni negative.
- Cambiamenti d’umore, come piangere senza preavviso o diventare eccessivamente arrabbiati.
- Difficoltà di concentrazione.
- Incapacità di provare felicità come prima.
Questi sentimenti possono somigliare ai sintomi dell’ansia e della depressione.
Possono manifestarsi anche sintomi fisici, tra cui
- Disturbi del sonno (dormire troppo o troppo poco).
- Stanchezza o affaticamento.
- Cambiamenti nell’appetito o nel peso.
- Variazioni della libido.
- Problemi gastrointestinali.
- Mal di testa frequenti.
La sindrome può anche avere un impatto sulle relazioni interpersonali, inclusi i matrimoni o le relazioni di coppia, e può portare a un ritiro dalle attività sociali.
Come accennato, però, l’esperienza del nido vuoto è soggettiva e i sintomi possono variare notevolmente da persona a persona. Se questi sentimenti si intensificano o interferiscono significativamente con la vita quotidiana, potrebbe essere necessario cercare aiuto professionale.
Colpisce di più gli uomini o le donne?
In genere, le donne trovano più difficile l’esperienza del nido vuoto rispetto agli uomini.
Questa prevalenza di genere è ampiamente attribuita al ruolo sociale tradizionale delle donne, viste spesso come madri e caregiver a tempo pieno, e la cui identità è talvolta costruita principalmente attorno al ruolo materno.
Legare il ruolo femminile esclusivamente ai figli e alla casa potrebbe essere la ragione per cui il nido vuoto è percepito come una fonte di forte stress e crisi d’identità per le donne.
Alcuni studi, anche datati, hanno rilevato che la perdita del ruolo intimo e frequentemente agito di caregiver primario causa alle donne una maggiore insoddisfazione rispetto agli uomini. Per alcune, la transizione è stata descritta come il periodo più doloroso e temibile. Le madri iperprotettive o eccessivamente coinvolte, che hanno subordinato i propri bisogni a quelli dei figli, potrebbero essere più inclini alla sindrome.
Tuttavia, altre evidenze empiriche sono considerate inconsistenti, suggerendo che la fase del nido vuoto possa essere altrettanto soddisfacente per le donne quanto quelle precedenti.
Detto questo, la transizione al nido vuoto può avere un impatto anche sul benessere soggettivo dei padri. Il contesto culturale, oltre che quello individuale e familiare, gioca un ruolo significativo
Indipendentemente dal genere, l’intensità della sindrome può essere maggiore:
- in genitori con relazioni sociali limitate al di fuori della casa;
- in coloro che sono stati i principali (o unici) caregiver del figlio;
- in chi ha iniziato a essere genitore in giovane età;
- in chi ha poche responsabilità formali al di fuori della cura dei figli;
- in chi ha una mancanza di supporto sociale;
- in chi ha una relazione di coppia tesa o è single.
Anche i cambiamenti ormonali associati alla menopausa o perimenopausa sono elencati come possibili fattori.
Come affrontare e superare la sindrome del nido vuoto?
Affrontare la sindrome del nido nuoto è un processo che richiede consapevolezza e azione.
Vediamo alcune strategie e approcci utili:
- prepararsi:
- è importante che i genitori si preparino prima che l’ultimo figlio se ne vada.
- evitare il diniego e concedersi il tempo per elaborare i sentimenti inevitabili;
- comprendere la sindrome e riconoscere i primi sintomi;
- non preoccuparsi eccessivamente, ma avere una strategia lungimirante.
- ridefinire la mentalità:
- accettare la nuova situazione;
- riformulare la situazione in modo positivo;
- vederla come un nuovo inizio;
- restare positivi e guardare alle nuove opportunità nella vita personale e professionale;
- ricordare che si è ancora genitori, il ruolo è cambiato ma è importante, e i figli hanno ancora bisogno in modo diverso.
- riconoscere ed elaborare i sentimenti:
- non negare i propri sentimenti;
- onorare le proprie emozioni;
- capire che va bene provare tristezza o solitudine;
- parlare delle emozioni;
- riconoscere i propri sentimenti e quelli del partner.
- comunicare:
- mantenere la comunicazione con la famiglia;
- dire ai figli che mancheranno e che anche per voi sarà una transizione;
- essere vulnerabili può portare a conversazioni preziose su speranze e paure condivise;
- mantenere i contatti con i figli tramite chiamate, messaggi o videochiamate;
- continuare a fornire un senso di casa e sicurezza;
- permettere ai figli di fare errori e imparare da essi.
- prendersi cura di sé e trovare nuove attività:
- guardare ai propri bisogni;
- trovare distrazioni sane e attività significative nel tempo libero;
- riprendere vecchi hobby o provare cose nuove;
- impegnarsi in nuovi interessi, tornare a studiare, riavviare una carriera o fare volontariato;
- mantenersi attivi o assumere nuovi compiti per alleviare il senso di perdita;
- trovare attività appaganti al di fuori della cura dei figli.
- rifocalizzarsi sulle relazioni:
- riconnettersi con gli amici;
- costruire nuove amicizie o ravvivare quelle trascurate;
- riavviare la scintilla nella relazione di coppia;
- migliorare il rapporto con il coniuge trascorrendo più tempo insieme o facendo una vacanza.
- celebrare i risultati:
- riconoscere ciò che si è realizzato.
Cercare supporto (interno ed esterno) è di vitale importanza nei momenti difficili. Parlare con un amico fidato può essere molto utile, ma quando questa condizione diventa invalidante potrebbe rendersi necessario rivolgersi a un professionista della salute mentale.
Domande frequenti (FAQ)
Quando è stato coniato il termine “nido vuoto”?
Il termine “Empty Nest” (Nido Vuoto) è stato coniato da Dorothy Canfield nel suo libro “Mothers and Children” pubblicato nel 1914.
Cos’è la sindrome del nido vuoto?
È una fase del ciclo di vita familiare che inizia quando i figli adulti lasciano la casa dei genitori. Non è una condizione di salute mentale diagnosticata ufficialmente, ma un’esperienza soggettiva che alcuni genitori vivono con sentimenti di tristezza, solitudine o perdita. Altri, invece, possono adattarsi positivamente.
Quali sono i sintomi tipici della sindrome del nido vuoto?
I sintomi possono includere solitudine, dolore, ansia, depressione, stress e un senso di vuoto o perdita di scopo. Possono manifestarsi anche sintomi fisici come disturbi del sonno, affaticamento o cambiamenti nell’appetito. L’esperienza varia da persona a persona.
La sindrome colpisce in modo diverso in base al genere?
È spesso assunto che le donne trovino l’esperienza più difficile a causa dei ruoli sociali tradizionali legati alla maternità. Tuttavia, la sindrome non colpisce solo le madri, anche i padri possono esserne influenzati. L’esperienza è soggettiva e dipende da fattori individuali, relazionali e culturali.
Come si può affrontare la sindrome del nido vuoto?
È utile prepararsi in anticipo, riconoscere ed elaborare i sentimenti, mantenere la comunicazione con i figli e il partner. È importante anche dedicarsi alla cura di sé, trovare nuove attività e interessi, e rafforzare le relazioni sociali e di coppia.
Quando è necessario cercare aiuto professionale?
Se i sentimenti di perdita, vuoto o disagio emotivo persistono o peggiorano nel tempo, o se compaiono sintomi come la depressione, è consigliabile cercare il supporto di un terapista o un professionista della salute mentale. La terapia o il supporto di gruppo possono essere d’aiuto.
Fonti
- Empty Nest Syndrome: Possible Effects and How to Cope, revisione medica di Joslyn Jelinek, scritto da Emily Swaim, Healthline;
- How To Cope With Empty Nest Syndrome, Cleveland Clinic;
- Empty Nest Syndrome, PEP – Parent Encouragement Program;
- Empty-Nest Syndrome: Pathway to “Construction or Destruction”, Basem Abbas Al Ubaidi, Journal of Family Medicine and Disease Prevention;
- Empty Nest Syndrome, GoodTherapy;
- Motherhood in the empty nest – A lack of social recognition?, Magdalena Herzberg-Kurasz, Problemy Polityki Społecznej. Social Policy Issues 2023;
Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.