Lavorare di notte: la sindrome del turnista

Sindrome Del Turnista

Numerose mansioni lavorative prevedono l’assegnazione di turni, che il personale deve rispettare per portare a termine i propri compiti. Tali abitudini, tuttavia, portano con sè delle conseguenze sulla vita personale e professionale di chi le mantiene. Alcune prove scientifiche hanno dimostrato come lavorare di notte o, più in generale, a turni, abbia un impatto significativo sul sonno del lavoratore. Da questo nasce la sindrome del turnista, ovvero la sofferenza causata dal disallineameno del ciclo sonno-veglia, con conseguenti stanchezza, scarso rendimento e altri sintomi problematici.

Sindrome del turnista: che cos’è?

Chiamata in inglese SWSD, ovvero Shift Work Sleep Disorder, la sindrome del turnista è un disturbo che colpisce chi lavora su turni e, per rispettare gli orari di lavoro, è costretto a frequenti continui cambi di orario e di routine quotidiana.

Parte della Classificazione Internazionale dei Disturbi del sonno, la sindrome del turnista è caratterizzata da un disallineamento dei ritmi circadiani, che regolano il normale susseguirsi del sonno e della veglia.

Circa un turnista su cinque ne soffre, con relative conseguenze sulla sua vita privata e sul luogo di lavoro, sia per sé che per il suo datore di lavoro. Quest’ultimo, infatti, deve sostenere dei costi non indifferenti legati alla riduzione delle prestazioni e all’aumento degli incidenti e degli errori, per non parlare di eventuali assenze del turnista affetto da SWSD.

Lavorare di notte e a turni

Si può considerare lavoro a turni quello che non coincide con i più tradizionali orari 8-17 o 9-18, ma che si estende su 12 o 24 ore, incluso il lavoro notturno, anche per 7 giorni a settimana.

Con il lavoro a turni, l’attività lavorativa slitta spesso in quegli orari in cui solitamente si riposa. La conseguenza è un’eccessiva sonnolenza durante i periodi di veglia, così come una fastidiosa insonnia nei momenti in cui invece è possibile dormire.

Le cause della sindrome del turnista

Il notro organismo è programmato per dormire di notte e attivarsi di giorno. Questo è, infatti, il tradizionale ritmo sonno-veglia che, con un lavoro a turni, viene completamente ribaltato.

Abitualmente i livelli di melatonina sono bassi durante il giorno, quando fuori c’è luce, mentre aumentano con il calar della sera. Nei turnisti la presenza della luce non corrisponde più al tradizionale segnale per il proprio organismo che “è ora di svegliarsi”. Al contrario, può segnalare l’inizio della fase di sonno. Il problema è che, meccanicamente, lo stesso organismo reagisce alla luce con la riduzione della secrezione di melatonina.

La conseguenza, quindi, è che il sonno diurno risulta frammentato e breve. Allo stesso modo, il lavoro notturno è inevitabilmente compromesso, perché i processi decisionali non sono al massimo delle loro potenzialità.

I sintomi della sindrome del turnista

Lavorare di notte e a turni fa sì che il lavoratore manfesti alcuni sintomi legati proprio alla sindrome del turnista:

  • Disturbi del sonno: insonnia, difficoltà ad addormentarsi, frequenti risvegli notturni, bassa qualità del sonno, sonnolenza diurna
  • Disturbi dell’apparato gastroinestinale: gastrite, reflusso gastroesofageo, sovrappeso, astenia
  • Patologie del sistema cardiovascolare: ipertensione arteriosa e patologie cardiache
  • Patologie del sistema nervoso e patologie psichiatriche: cefalee, disturbi della memoria, difficoltà di concentrazione, ansia, stress, nervosismo, attacchi di panico, depressione
  • Alterazioni ormonali: mestruazioni irregolari, riduzione della fertilità, maggior rischio di abortività

Le conseguenze della sindrome del turnista

Lavorare di notte fa sì che il turnista dorma poco e male o non completi l’ultima fase del sonno. Le interruzioni del ciclo circadiano comportano alcune gravi conseguenze anche nel medio-lungo periodo, come:

  • Invecchiamento accelerato
  • Disturbi metabolici e aumento di peso
  • Sviluppo di tumori
  • Ictus ischemici
  • Diabete
  • Disturbi mentali
  • Abuso di alcolici e sostanze

Chi è colpito dalla sindorme del turnista?

Sono soprattutto coloro che lavorano tra le 22 e le 6 ad essere colpiti dalla sindrome del turnista, in particolare infermieri e medici, ma anche forze dell’ordine, personale della ristorazione e dei servizi alberghieri.

Una ricerca pubblicata sulla rivista JAMA Network Open e coordinata dal Dipartimento di Psicologia di Sapienza, in collaborazione con il Santa Lucia IRCCS di Roma e con l’Universita dell’Aquila, ha scoperto e dimostrato un’interessante analisi. Sono stati coinvolti 144 infermieri, seguiti da luglio 2017 a febbraio 2020, alcuni dei quali lavoratori con rotazione antioraria (pomeriggio-mattina-notte) e altri con rotazione oraria (mattina-pomeriggio-notte).

Tutti i turnisti hanno dimostrato “un peggioramento di sonnolenza, fatica percepita e vigilanza psicomotoria associata al turno notturno, ma quelli inquadrati in un regime antiorario” sono andati “incontro a un’amplificazione di queste conseguenze negative”.

I rimedi della sindrome del turnista

Partendo dal presupposto che il sonno rappresenta una priorità per turnisti e non turnisti, è opportuno trovare il modo di ottenere un buon livello di riposo e ridurre i sintomi della sindrome del turnista.

Lavorare di notte può comportare un disagio, che però può essere attenuato seguendo questi consigli:

  • Evitare l’esposizione alla luce al termine del turno di notte
  • Mantenere, per quanto possibile, una certa regolarità negli orari
  • Assumere melatonina prima di coricarsi, per facilitare il naturale rilassamento dell’organismo
  • Ricreare un ambiente il più simile possibile a quello notturno, lontano da rumori esterni e dalla luce ambientale
  • Fare un riposino pomeridiano di 30 minuti circa
  • Mantenere stabilità negli orari dei pasti
  • Consumare pasti notturni piccoli e proteici 
  • Praticare regolare attività fisica
  • Evitare di abusare di caffé e bevande stimolanti
  • Evitare di guidare se assonnati

Lavorare di notte e ridurre gli effetti della sindrome del turnista è possibile, a partire da questi accorgimenti. Tu ne hai adottati altri nella tua vita, che ti hanno aiutato a dormire meglio e a recuperare un regolare ciclo sonno-veglia? Faccelo sapere nei commenti.

Fonti e bibliografia:

Attenzione!
Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.

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