I disturbi del sonno sono molto diffusi nel mondo, molto più di quello che si potrebbe pensare.
Secondo le stime disponibili, circa il 30% della popolazione mondiale ha sofferto almeno una volta di insonnia, il 10% ha sperimentato forme severe in grado di influenzare la routine giornaliera, mentre meno del 10% soffre di insonnia cronica.
Nel corso della nostra vita trascorriamo circa un terzo del tempo a dormire, tempo necessario per favorire diverse funzioni fisiologiche, a partire dal recupero delle energie spese durante il giorno.
Ne consegue che soffrire di disturbi del sonno può influire molto negativamente sulla qualità della vita e sulla nostra salute.
È importante, inoltre, sottolineare che i disturbi del sonno possono fungere da spia per problemi più complessi, come l’ansia o la depressione.
Vediamo insieme quali sono i sintomi principali dei disturbi del sonno, per poi approfondire i disturbi del sonno riconosciuti e classificati.
Sintomi dei disturbi del sonno
Per capire i sintomi dei disturbi del sonno è necessario fare una breve premessa, relativa alla funzione che ricopre il sonno per il nostro benessere psico-fisico.
In effetti, il sonno ha molteplici effetti sul nostro organismo:
- Favorisce il recupero e la conservazione dell’energia;
- Ha una funzione immunologica, perché rinforza il nostro sistema immunitario;
- Favorisce la termoregolazione del nostro corpo. Si sa, infatti, che durante la notte la temperatura corporea tende a diminuire per poi risalire verso il risveglio;
- Ci protegge nei confronti della upregulation, un processo che rende le cellule più sensibili a un ormone o un altro agente;
- Favorisce la nostra integrità neuronale (delle sinapsi e delle reti).
Nel corso degli ultimi decenni sono stati condotti numerosi studi sulla privazione del sonno, sia sugli animali che sugli uomini, e si è giunti all’individuazione dei seguenti sintomi:
- sonnolenza;
- senso di fatica;
- irritabilità;
- grosse difficoltà nel mantenimento della concentrazione e nell’abilità manuale;
- disturbi percettivi;
- difficoltà d’orientamento;
- illusioni ed allucinazioni, soprattutto visive e tattili.
Come puoi immaginare, i sintomi variano d’intensità a seconda della gravità o meno del disturbo che affligge il soggetto, ma anche in base all’età e ad altre caratteristiche psico-fisiche.
L’equilibrio tra veglia e sonno
L’uomo si interroga da sempre in merito al sonno, e in particolare al nostro stato di non veglia, e solo intorno agli anni ‘60 si è compreso che il nostro cervello presenta due sistemi neurali ampiamente diffusi nell’encefalo, uno che favorisce la veglia e l’altro che promuove il sonno.
Si è capito, quindi, che il sistema neurale che favorisce il sonno si attiva solo quando l’altro si disattiva, o almeno riduce al minimo la sua attività.
Insomma, ci addormentiamo quando non riusciamo più a stare svegli. Sembra una banalità, ma alla base c’è una componente fisiologica che prima non conoscevamo.
L’equilibrio tra sonno e veglia è di fondamentale importanza, perché durante il primo il nostro cervello continua a ricevere ed elaborare informazioni dall’interno e dall’esterno, rafforzando il sonno o la veglia a seconda degli stimoli ricevuti.
Quando interviene un elemento a inficiare questo equilibrio, di per sé già molto delicato, si sviluppano disturbi del sonno.
Quali sono i disturbi del sonno
Quando si parla di disturbi del sonno il pensiero comune va subito sull’insonnia, ma non è l’unico.
La classificazione dei disturbi del sonno più seguita nella medicina e nella psicologia moderna si basa sullo studio denominato International Classification of Sleep Disorders, giunto nel 2014 alla sua terza edizione.
Ecco i disturbi del sonno indicati nell’ICSD:
- Insonnia;
- Disturbi respiratori legati al sonno;
- Disturbi centrali della ipersonnolenza;
- Patologie del ritmo circadiano sonno-veglia;
- Parasonnia;
- Disturbi del movimento legati al sonno.
Approfondiamo insieme questi disturbi del sonno.
Insonnia
Si tratta del disturbo del sonno più diffuso, e consiste nell’incapacità di addormentarsi o di mantenere lo stato di sonno.
In passato veniva divisa in livelli d’intensità, a seconda della durata, ma con la pubblicazione dell’ICSD-3, invece, si è compiuta una scelta radicale, individuando solo la cosiddetta Insonnia Cronica.
Per effettuare una diagnosi di Insonnia Cronica bisogna tenere conto del rapporto tra capacità di addormentarsi e mantenere lo stato di non veglia, la presenza o meno di adeguate circostante per dormire e le conseguenze che essa provoca durante la giornata.
In effetti, molte persone presentano alcuni dei sintomi tipici dell’insonnia, ma non ne subiscono gli effetti collaterali. Questo vuol dire che lo scarso sonno è sufficiente per attivare le varie funzioni vitali ad esso connesse.
Disturbi respiratori legati al sonno
Secondo l’ICSD-3, i disturbi respiratori legati al sonno sono divisi in quattro sezioni:
- OSA: acronimo dell’inglese Obstructive sleep apnea (in italiano Apnea ostruttiva del sonno), si riferisce a quella che noi chiamiamo, comunemente, apnea notturna, che provoca l’arresto e l’avvio ripetuti della respirazione durante il sonno. Questo disturbo è presente sia in età adulta che in età pediatrica;
- sindromi da apnea centrale nel sonno: il termine apnea centrale del sonno comprende un gruppo eterogeneo di disturbi respiratori legati al sonno, in cui lo sforzo respiratorio è ridotto o assente in modo intermittente o ciclico durante il sonno;
- disturbi da ipoventilazione correlati al sonno: si riferiscono ad una ridotta respirazione associati a livelli elevati di anidride carbonica. Gli individui con ipoventilazione correlata al sonno possono presentare insonnia, sonnolenza e/o mal di testa al risveglio;
- disturbo da ipossiemia correlata al sonno: è una patologia caratterizzata da livelli di ossigeno anormalmente bassi nel sangue, generalmente correlati a schemi respiratori disturbati dal sonno come ipoventilazione, apnea notturna o altri tipi di anomalie respiratorie. In genere, livelli di saturazione di ossigeno inferiori al 90 percento indicano ipossiemia e livelli inferiori all’80 percento sono considerati ipossiemia grave.
Disturbi centrali della ipersonnolenza
Questi disturbi sono caratterizzati da una eccessiva sonnolenza durante il giorno, non attribuibile ad un altro disturbo del sonno, che potrebbe giustificarla.
Nell’ICSD-3 vengono così definiti:
“Daily episodes of an irrepressible need to sleep or daytime lapses into sleep.”
I disturbi della ipersonnolenza sono spesso causati da anomalie del Sistema Nervoso Centrale nel controllo del sonno-veglia, anche se alcune condizioni o farmaci possono provocarli.
Il disturbo della ipersonnolenza più noto è, senza dubbio, la Narcolessia, ma non è l’unico:
- Narcolessia tipo 1;
- Narcolessia tipo 2;
- Ipersonnia idiopatica;
- Sindrome di Kleine-Levin;
- Ipersonnia a causa di un disturbo medico;
- Ipersonnia dovuta a un farmaco o una sostanza;
- Ipersonnia associata a un disturbo psichiatrico;
- Sindrome da sonno insufficiente.
Patologie del ritmo circadiano sonno-veglia
Il rapporto sonno-veglia è dettato da quello che chiamiamo orologio biologico, che è sincronizzato con il cosiddetto ritmo circadiano.
In condizioni normali l’orologio biologico viene sincronizzato dai fattori ambientali (in particolare dalla luce) per poter mantenere un ritmo di 24 ore, ma quando queste condizioni vengono meno allora si segue il naturale ritmo circadiano, leggermente più lento, della durata di 25,3 ore.
Se viene meno la sincronizzazione, quindi, possiamo andare incontro a difficoltà nel gestire il sonno-veglia.
Ne consegue che i disturbi del ritmo circadiano sono frutto della difficoltà di adattamento del proprio ritmo biologico ai ritmi esterni.
Il disturbo più noto tra quelli appartenenti a questa categoria è il jet lag.
Parasomnia
Con il termine Parasonnia si indicano i disturbi del sonno connessi alla fase che precede il sonno, la fase AREM, la fase REM ed il risveglio.
Rientrano in questa categoria:
- sonno agitato;
- sonnambulismo;
- incubi e terrore nel sonno;
- allucinazioni legate al sonno.
Tutte queste condizioni, per essere ricondotte ad una diagnosi di Parasonnia, devono causare episodi ricorrenti di incompleto risveglio, reattività assente o inappropriata, conoscenza cognitiva o dei sogni limitata o assente, e amnesia parziale o completa per l’episodio.
Disturbi del movimento legati al sonno
I disturbi del movimento correlati al sonno sono un gruppo di disturbi del movimento relativamente semplici, stereotipati o monofasici che disturbano il sonno.
Fatta eccezione per la sindrome delle gambe senza riposo (RLS), un disturbo del sonno disturbato, sonnolenza diurna o affaticamento è un prerequisito per la diagnosi rispetto a un semplice episodio.
Rientrano in questa categoria i crampi notturni e il bruxismo (digrignare i denti in maniera involontaria).
Disturbi del sonno e carenza di melatonina
La regolazione del ritmo circadiano del ciclo sonno-veglia richiede un’azione da parte della melatonina, che viene prodotta dalla ghiandola pineale con un picco durante le prime ore di sonno.
Ecco perché una carenza nella produzione di melatonina è spesso alla base di alcuni disturbi nel sonno.
Per questo motivo i medici prescrivono l’assunzione di integratori per il sonno a base di melatonina, per curare l’ insonnia in modo naturale e favorire la regolazione sonno-veglia e migliorare la condizione nella quale il soggetto versa, evitando però un’eccessiva sonnolenza diurna, come accade invece con alcuni farmaci destinati al trattamento di questi disturbi.
Attenzione!
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