I disturbi mentali, in particolare il disturbo d’ansia generalizzato, si manifestano spesso anche con sintomi fisici e non solo psicologici, umorali ed emotivi. In questi casi si parla di somatizzazione.
Si tratta di un disturbo molto complesso, che rende difficile anche la diagnosi clinica e medica, anche perché, purtroppo, l’associazione tra un sintomo organico e una psicopatologia non è così frequente.
Come si può leggere in questo interessante articolo pubblicato sul sito della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale), i disturbi da sintomi somatici si presentano clinicamente ma il medico non riesce a trovare alcuna causa riconosciuta sulla base dell’evidenza o di esami diagnostici; tuttavia, sono sintomi comunque correlati con vere e proprie patologie croniche specifiche, quindi non è così semplice ricondurli ad un disturbo d’ansia o depressivo.
D’altra parte, capita sovente anche che vengano sminuiti sintomi reali, ma la cui causa non si riesce a diagnosticare, derubricandoli ad un banale “eccesso di stress” o ad una non meglio definita “ansia”, con conseguenze anche gravi.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa s’intende per somatizzazione e quali disturbi provoca.
Cosa vuol dire somatizzazione?
Con il termine somatizzazione si intende la manifestazione di disturbi mentali mediante sintomi fisici o somatici (soma, in greco, vuol dire “corpo”).
Quindi, semplificando, si parla di somatizzazione quando un soggetto sperimenta dei sintomi fisici, ad esempio la nausea, a causa di un disagio mentale, come può essere l’ansia.
Però, questa spiegazione è in realtà parziale, e rappresenta solo un lato della medaglia. L’altro lato, infatti, consiste nella manifestazione opposta, ovvero nel vivere la presenza di sintomi fisici connessi a patologie diagnosticate in modo molto più grave di quanto non siano, aggravando così un disturbo d’ansia già presente.
In un senso o nell’altro, i sintomi sono reali, anche se magari enfatizzati e vissuti con una intensità eccessiva.
Detto questo, va menzionato anche un terzo aspetto, che consiste nell’inventare di sana pianta la presenza di sintomi fisici (i cosiddetti disturbi fittizi).
Dal DSM-IV al DSM-V
Vista la complessità del tema, il DSM-V ha dedicato una categoria specifica a quelli che vengono definiti disturbi da sintomi somatici, prendendo le distanze da quanto stabilito nella precedente edizione del manuale (il DSM-IV), in cui si parlava di disturbi somatoformi.
Come si legge nel manuale, infatti, il termine disturbi somatoformi del DSM-IV era fonte di confusione ed è stato sostituito da sintomi somatici e disturbi correlati.
Nel DSM-IV c’era una grande sovrapposizione tra i disturbi somatoformi e una mancanza di chiarezza sui confini delle diagnosi.
La conseguenza di questa confusione consiste nel fatto che la somatizzazione veniva analizzata dal punto di vista medico e raramente da quello della salute mentale, mentre gli psichiatri li associavano a psicopatologie magari erroneamente, escludendo condizioni croniche difficili da diagnosticare.
Nel disturbo da sintomi somatici, sintomi inspiegabili possono coesistere con disturbi medici diagnosticati, quindi richiedono un approccio olistico.
L’attuale classificazione contenuta nel DSM-V riconosce questa sovrapposizione riducendo il numero totale di disturbi e le loro sottocategorie che rientrano nei disturbi da sintomi somatici.
Quali sono i disturbi da sintomi somatici
Lo spettro dei disturbi da sintomi somatici è alquanto ampio e comprende le seguenti patologie/condizioni mentali:
- Disturbo da sintomi somatici: condizione persistente, della durata tipicamente di più di 6 mesi, caratterizzata dalla presenza di uno o più sintomi fisici tali da compromettere la qualità di vita, da pensieri eccessivi rispetto la severità della propria condizione di salute, da livelli elevati di ansia correlata alla salute o da un dispendio eccessivo di tempo e di energie dedicati alla propria sintomatologia;
- Disturbo di conversione (disturbo sintomo neurologico funzionale): caratterizzato dalla presenza di sintomi neurologici non spiegati da patologie del sistema nervoso centrale o periferico, che provocano alterazioni della funzione motoria, come ipostenia, paresi o paralisi, disturbi della deglutizione o dell’eloquio. I disturbi possono essere episodici o persistenti, acuti o cronici;
- Disturbo fittizio: accennato prima, questo disturbo si manifesta quando il paziente falsifica la presenza di segni e sintomi fisici o psicologici, in realtà del tutto assenti. Questo disturbo si distingue dalla simulazione, che consiste invece nella produzione intenzionale di sintomi fisici o psicologici, al fine però di ottenere qualcosa a proprio vantaggio. Ad esempio, fingere di avere mal di pancia per non andare a scuola. In questo caso non si parla di disturbo psicologico;
- Disturbo da ansia di malattia: caratterizzato dalla presenza di elevati livelli di ansia correlati alla propria salute, nonostante l’assenza di sintomi somatici o in presenza di sintomi lievi;
- Fattori psicologici che influenzano altre condizioni mediche: quando fattori psicologici o comportamentali influenzano negativamente il decorso o la prognosi di una condizione medica esistente.
Come vedi, sotto l’ombrello della somatizzazione trovano posto diverse tipologie di disturbo, tutti difficili da gestire.
Come si diagnostica la somatizzazione e i disturbi ad essa correlati?
Nel DSM-V sono elencati i criteri diagnostici da prendere in considerazione quando si approccia un disturbo da sintomi somatici.
Vediamo quali sono, anche se li abbiamo già accennati in alcuni passaggi precedenti:
- presenza di uno o più sintomi somatici angoscianti, tali da compromettere in modo significativo la qualità della vita quotidiana;
- presenza di pensieri, sentimenti o comportamenti eccessivi relativi ai sintomi somatici o problemi di salute associati, come manifestato da almeno uno dei seguenti:
- pensieri sproporzionati e persistenti sulla gravità dei propri sintomi;
- livello di ansia persistentemente alto per la salute o i sintomi;
- tempo ed energia eccessivi dedicati a questi sintomi o problemi di salute.
- anche se un singolo sintomo somatico potrebbe non essere continuamente presente, lo stato generale di essere sintomatico è persistente, ed in genere dura più di 6 mesi.
Il principio di base, però, resta sempre lo stesso: i sintomi fisici che manifesta il paziente non sono riconducibili a condizioni fisiologiche e organiche conosciute e diagnosticate o vengono avvertiti con una intensità eccessiva e ingiustificata.
In genere il disturbo esordisce tra i 10 e i 20 anni e comunque prima dei 30. Dopo i 30 anni risulta più frequente, invece, quella che comunemente chiamiamo ipocondria.
Quali sono i sintomi principali?
La somatizzazione si può manifestare in modi molto diversi a seconda del paziente, e può trattarsi di sintomi specifici, ad esempio un particolare dolore in un punto del corpo, ma anche di sintomi poco specifici, come un generale senso di stanchezza e spossatezza, lievi o acuti.
Inoltre, come abbiamo più volte ribadito, i sintomi possono o non possono essere associati a un’altra condizione medica.
I sintomi più diffusi sono:
- nausea;
- vomito;
- stipsi;
- diarrea;
- stanchezza;
- fatica;
- debolezza;
- mancanza di respiro;
- dolori aspecifici, articolari e muscolari;
- vertigini;
- disturbi dell’appetito;
- colon irritabile e disturbi digestivi;
- disturbi del tono dell’umore;
- perdita di memoria a breve termine;
- difficoltà di concentrazione;
- aritmie o tachicardia;
- perdita di peso senza cause oggettive riscontrabili.
Come puoi notare, i disturbi da sintomi somatici condividono diversi sintomi con ansia e depressione.
Come si affronta la somatizzazione?
La somatizzazione rappresenta una sfida per il medico, perché deve necessariamente indagare le possibili cause organiche alla base dei sintomi manifestati, prima di poterle escludere e concentrarsi quindi sui disturbi mentali.
Non è affatto semplice, e spesso l’assenza di una diagnosi certa non fa altro che indispettire il paziente, che inizia così a rivolgersi ad altri medici, nella speranza di ottenere finalmente una risposta al suo problema.
In realtà, è proprio quello che va evitato, altrimenti si entra in un tunnel dal quale difficilmente si riesce ad uscire. Sarebbe auspicabile, invece, una assistenza continuativa da parte di un singolo medico e psicologo.
Quest’ultimo dovrebbe essere coinvolto sempre nel momento in cui, dalle indagini eseguite, non si è individuata una casa dei sintomi somatici, in particolare in pazienti under 30. La terapia della parola è sempre un’ottima soluzione per questi soggetti, che potrebbe anche essere risolutiva senza il ricorso a farmaci.
Nei casi più gravi, però, potrebbe essere prescritta l’assunzione di psicofarmaci SSRI, per gestire l’ansia e la depressione.
Nelle manifestazioni lievi, invece, anche per avere un profilo di massima tollerabilità rispetto ai prodotti di sintesi, si può optare per rimedi naturali contro l’ansia e/o integratori naturali per la depressione
Se vuoi approfondire, ti invitiamo a leggere i nostri articoli “Quali sono i migliori ansiolitici naturali” e “Quali sono i rimedi naturali per la depressione davvero efficaci”.
Parlane con il tuo medico, saprà come consigliarti per il meglio.
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