Tutti quanti desideriamo dormire bene, ma solo una piccola parte di noi ci riesce veramente. Al di là delle cause alla base di insonnia e disturbi del sonno, una cosa è certa: ognuno cerca di migliorare la propria qualità del sonno. E lo fa a proprio modo; anche sperimentando nuove “tecniche”, come il sonno bifasico.
Come molti studi di settore dimostrano, è fondamentale curare non solo la quantità del proprio sonno, ma anche la sua qualità. L’obiettivo del sonno bifasico è proprio quello di lavorare su questo secondo aspetto, attraverso l’applicazione di una teoria molto sfruttata in passato. Ma funziona veramente? E, soprattutto, in cosa consiste?
Cos’è il sonno bifasico?
Il sonno bifasico è un concetto che consente di distribuire il sonno in due momenti della giornata. Non sempre corrisponde a un comportamento volontario, in quanto può anche derivare da una manifestazione di un disturbo del sonno o di qualche disabilità. Il sonno bifasico può essere quindi indipendente dalla volontà della persona che lo pratica, come ad esempio nel caso della sindrome del turnista.
Chi adotta il sonno bifasico, quindi, non dorme solo durante la notte, in un’unica sessione, ma articola il suo sonno in due fasi asincrone. Ciò significa che queste due fasi hanno durata differente e che, tendenzialmente, quella notturna dura di più di quella diurna.
Come anticipato, il sonno bifasico può essere considerato una delle strategie con cui combattere l’insonnia, problema che affligge gran parte della società di oggi.
Il sonno bifasico in passato
Roger Ekirch, primo studioso del sonno bifasico, si è occupato del modo in cui la notte veniva affrontata dai nostri antenati. Dalla sua pubblicazione del 2001, possiamo evincere una gestione del sonno diversa tra il passato (prima della rivoluzione industriale) e oggi.
I nostri avi erano molto più legati al ritmo imposto dalla natura. Infatti, al calar del sole, per cause di forza maggiore, si coricavano, per poi svegliarsi dopo circa 4 o 5 ore. Al risveglio, si dedicavano ad attività come la meditazione, lo svolgimento di piccole attività domestiche, il controllo degli animali, ma anche la preghiera o la riflessione filosofica. Chi condivideva lo stesso letto, poteva approfittare di quelle ore di sveglia per intrattenere una conversazione informale e intima con la persona cara. Dopodiché, ci si coricava nuovamente, fino al sorgere del sole.
Il sonno bifasico era quindi uno stato naturale, molto lontano dall’attuale “costrizione” del sonno monofasico a cui siamo abituati oggi.
Il sonno bifasico oggi
Dalla rivoluzione industriale in poi, le cose sono cambiate, soprattutto rispetto all’evoluzione della società e dei ritmi di lavoro. Il problema principale legato all’applicazione del sonno bifasico oggi, infatti, è dovuto soprattutto al tempo limitato della pausa pranzo, solitamente di una sola ora. Durante questo tempo, rilassarsi con un riposino pomeridiano risulta per molti impossibile da mettere in pratica.
Inoltre, uno studio di Science Advances del 2017 ha rilevato che, dal 2012 ad oggi, la superficie illuminata del nostro pianeta ha subito un aumento del 2,2% l’anno. La conseguenza di questo inquinamento luminoso è un’influenza negativa della produzione di melatonina e, quindi, del ritmo circadiano.
Alcuni esempi di sonno bifasico
Applicare il sonno bifasico non significa dormire di giorno per stare svegli di notte, ma applicare uno schema che è molto diffuso in Spagna e in Grecia, e ancora poco in Italia.
Chi opta per il sonno bifasico, solitamente:
- Dorme 6 ore circa durante la notte e 20-30 minuti durante il giorno
- Dorme 5 ore circa durante la notte e un’ora durante il giorno
Secondo alcuni, abbinare al sonno notturno un riposo pomeridiano significa accumulare e avere a disposizione più energie da usare durante il giorno.
Differenza tra sonno monofasico, bifasico e polifasico
Anche se apparentemente chiara, la differenza tra sonno monofasico, bifasico e polifasico è questa:
- Il sonno monofasico si basa su un unico ciclo di sonno durante la giornata
- Il sonno bifasico si basa su due fasi asincrone di sonno durante la giornata
- Il sonno polifasico si basa sulla distribuzione del sonno in diversi momenti della giornata, anche senza uno schema prestabilito
Il sonno bifasico fa bene o fa male?
La posizione della scienza non è chiara a riguardo. Alcune opinioni scientifiche sostengono che il sonno bifasico abbia dei benefici, come una maggior produttività, una più alta lucidità mentale, una migliore reattività alle necessità della vita industriale.
Le opinione contrarie sostengono invece che il sonno bifasico comporti dei rischi, paragonabili a quelli conseguenti alla carenza o alla privazione del sonno: obesità, malattie cardiovascolari, difficoltà cognitive, ecc.
Per ora, il consiglio è innanzitutto quello di confrontarsi con il proprio medico e optare per una soluzione che sia in linea con le necessità personali. Inoltre, è possibile trovare supporto assumendo un integratore per dormire, che aiuti a ristabilire il ritmo circadiano e a ritrovare il riposo necessario.
Ricordiamo che cambiare modello di sonno, senza un preciso obiettivo, non è consigliabile, perché l’organismo ha bisogno di tempo per adattarsi alle nuove abitudini e, nel frattempo, può reagire negativamente compromettendo la salute.
Fonti e bibliografia
- Redazione IlPost, 2022- L’antica abitudine di dormire a spezzoni
- Roberta de Carolis, 2022 – Per millenni le persone hanno dormito in due turni, ma perché abbiamo smesso?
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